8 marzo: il pensiero di Opi Firenze-Pistoia va alle infermiere

«Professioniste insostituibili in equilibrio tra lavoro e vita privata»

La ricorrenza dell’8 marzo offre l’occasione per aprire una riflessione sull’impegno quotidiano delle donne nella nostra società. Un impegno che assume una valenza particolare quando è calato all’interno di una professione che fa dell’assistenza al prossimo il proprio codice di condotta. In occasione della Giornata internazionale della Donna, l’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale di Firenze-Pistoia richiama l’attenzione sulla necessità di tutelare le infermiere, professioniste che si trovano spesso in equilibrio precario fra responsabilità familiari e professionali.

«La nostra professione è caratterizzata da un altissimo numero di donne – spiega Danilo Massai, presidente di Opi Firenze – Pistoia -. A livello nazionale il 76% degli iscritti all’albo è donna, percentuale che sale al 98% se si osservano i dati relativi agli infermieri pediatrici. Professioniste che sono allo stesso tempo anche madri, compagne, caregiver, costantemente impegnate nel tentativo di conciliare al meglio la vita privata, la cura dei loro cari con un impegno lavorativo organizzato su turni a servizio dei pazienti. Donne alle quali spesso è negato persino il diritto di essere stanche». Un problema accentuato dal Covid: basti ricordare i tanti i volti femminili stremati, segnati da occhiali e mascherine durante la pandemia.

E le problematiche di genere sono anche molte altre. «In una professione in gran parte “al femminile”, trovarsi faccia a faccia con episodi di violenza fisica ma anche psicologica assume i tratti di una vera emergenza – prosegue Massai -. Le violenze si verificano in particolar modo nelle strutture preposte all’assistenza in emergenza e potrebbero essere quantomeno contenute. Da tempo auspichiamo che le istituzioni e le aziende sanitarie facciano fronte comune per mettere a punto nuovi protocolli che tengano ben presente questa necessità di tutela. Tanto andrebbe fatto anche per la parità di genere, perché a fronte di una così grande incidenza di “quote rosa” nella professione non corrisponde una pari valorizzazione nei ruoli».

Con l’auspicio che l’8 marzo possa servire a ricordare quanto dobbiamo alle donne e quanto dobbiamo alle infermiere. «Proprio a una donna, Florence Nightingale, si deve la nascita dell’infermieristica come la conosciamo oggi: un progresso a beneficio di tutti, conquistato non senza sacrifici – conclude Massai -. Ricordiamoci ogni giorno, non solo oggi, di cosa sarebbe oggi il nostro sistema sanitario senza le donne. Scopriremmo che dobbiamo loro molto più di quanto crediamo. Un valore che deve essere riconosciuto e un patrimonio di competenze che dev’essere protetto».

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