L’infermiere di famiglia e di comunità entra ufficialmente a far parte dei pilastri dell’assistenza territoriale in tutto il Paese. E’ quanto prevede il Patto per la salute approvato in conferenza Stato-Regioni e che pone, accanto ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e agli specialisti ambulatoriali e ai farmacisti anche “l’assistenza infermieristica di famiglia e comunità, per garantire la completa presa in carico integrata delle persone”. Un principio che trova consapevolezza nella necessità della “valorizzazione delle professioni sanitarie, in particolare di quella infermieristica, finalizzata alla copertura dell’incremento dei bisogni di continuità dell’assistenza, di aderenza terapeutica, in particolare per i soggetti più fragili, affetti da multi-morbilità”. Con questa scelta l’Italia si allinea alle indicazioni dell’Oms che fino dal 1998, nel documento salute per tutti nel 21° secolo, sostenuto dall’Unione Europea per il raggiungimento degli obiettivi di salute fondamentali allo sviluppo dell’intera società, aveva indicato la necessità dell’infermiere di famiglia e comunità. Adesso le Regioni, che hanno approvato il Patto, devono attuare le previsioni che contiene insieme agli ordini degli infermieri.
