In che modo il Coronavirus Sars Cov-2 colpisce bambini e ragazzi toscani? A rispondere è uno studio dell’Agenzia regionale di sanità. «Anche i bambini si ammalano di Covid-19, ma le infezioni sono meno gravi. Questo è ciò che emerge dagli articoli finora pubblicati, che si basano soprattutto su casistiche cinesi, ma che sono stati confermati recentemente anche da una casistica italiana – spiegano dall’Ars -. Possiamo quindi affermare che l’infezione da Covid-19 in queste fasce d’età non si presenti, nella grande maggioranza dei casi, con una sintomatologia grave». Questo riguarda anche i bambini con patologie croniche pregresse.
«Relativamente alla casistica toscana – spiega Fabio Voller, coordinatore dell’Osservatorio di epidemiologia di Ars – i dati che possiamo desumere dalla Piattaforma Iss dei casi positivi e alimentata ogni giorno dagli operatori dei Dipartimenti di Prevenzione delle tre Asl toscane possono aiutarci ad inquadrare qualche caratteristica di chi si ammala. Abbiamo deciso di ampliare la nostra analisi anche alla fase adolescenziale, coprendo tutta le classi d’età sotto i 20 anni».
Nella classe 0-20 anni, i casi sotto i 10 anni sono poco più del 30%
La distribuzione territoriale dei casi nei bambini e ragazzi (Figura 1) fotografa una situazione piuttosto diversa da quella evidenziata per la casistica generale, principalmente localizzata nelle aree geografiche a più alta densità abitativa. Si caratterizza invece per una maggiore concentrazione nell’area nord ovest e sud est della regione, più vicino alle zone di confine con le altre regioni.
L’andamento temporale dei casi per mese di arruolamento mostra che la percentuale degli under 20 sale leggermente nei tre mesi di epidemia. Da poco più del 2% dei casi di aprile al 6% di maggio. Per quanto riguarda lo stato clinico al tampone: sotto i 10 anni l’85% è asintomatico e paucisintomatico con un 3% di stati severi. Stati che scompaiono completamente nella fascia d’età 11-20 anni (Grafico 1).
Riguardo ai luoghi di contagio, tutti i bambini ed i ragazzi toscani si sono contagiati all’interno della famiglia oppure durante un’attività di tempo libero. Tra qualche giorno sarà possibile valutare in modo più approfondito i collegamenti tra i casi (figli-genitori). Nella casistica messa a disposizione dalla Piattaforma Iss un numero veramente basso di bambini e ragazzi è andato incontro ad un ricovero, 17 in tutto, nessuno in terapia intensiva e infine, fortunatamente, nessuno è deceduto (Tabella 1).
Sindrome di Kawasaki: in Toscana non risultano casi
Questi dati non riescono tuttavia a rispondere a molte delle domande che stanno attanagliando sia le famiglie che i decisori. Non sono ancora analizzabili i dati clinici sulla casistica toscana. Questa sembra ad esempio non aver evidenziato alcun caso di Sindrome di Kawasaki. Quindi nessun aumento d’incidenza di una vasculite sistemica potenzialmente più grave, come un recente studio pubblicato sulla rivista The Lancet ha mostrato su un gruppo di bambini dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Scuole e dei servizi per l’infanzia: un impatto sull’epidemia non particolarmente elevato
Dati che si basano quasi esclusivamente su modelli, indicano come la chiusura delle scuole abbia un impatto sull’epidemia non particolarmente elevato e considerevolmente minore rispetto a quello della chiusura delle attività produttive. Gli studi però non hanno ancora trovato un punto d’accordo. Alcuni ipotizzano che i bambini non siano una riserva di infezione, come mostrato da un report australiano. Due studi recenti, svizzeri e tedeschi, mostrano invece che la carica virale in bambini con patologia manifesta non è diversa da quella degli adulti, anche se più bassa. Gli autori ritengono che la carica virale possa essere un indicatore molto vicino al livello di infettività.
«Per provare a dirimere questo problema – conclude Fabio Voller -, ossia se i bambini possano o meno infettare quanto gli adulti in quanto più frequentemente pauci o asintomatici sono necessari studi epidemiologici ad hoc su un’ampia casistica, che trascendano probabilmente i confini regionali o anche nazionali. Sarebbero informazioni fondamentali per poter prendere più serenamente decisioni in merito al ritorno a scuola dei nostri ragazzi». In Toscana hanno interrotto la scuola circa 600.000 persone, dai bambini frequentatori dei nidi e dei Servizi educativi della prima infanzia fino ai ragazzi frequentanti della scuola superiore.