La riflessione sul fine vita di Maria Beatrice Tessadori, docente di Etica e Deontologia infermieristica
Febbraio è stato un mese importante, non solo per la Toscana ma anche per tutta la nazione. Il Consiglio della Regione Toscana ha approvato una legge sul fine vita, riaffermando il diritto all’autodeterminazione della persona che sceglie di non voler più affrontare le sofferenze della sua esistenza. La legge ha predisposto un quadro operativo delineato per tutti i professionisti sanitari chiamati a gestire questi casi.
A fare il punto su questo tema è stata Maria Beatrice Tessadori, docente di Etica e Deontologia infermieristica, vice presidente del Comitato per l’Etica di Fine vita (CEF). Lo ha fatto in un suo lavoro disponibile QUI in versione integrale:
«Importante che Opi Firenze-Pistoia l’abbia definita “una svolta epocale”»
«Innanzitutto, ho potuto constatare che né l’Ordine nazionale dei medici (FNOMCeO) né quello degli infermieri (FNOPI) hanno ritenuto necessario esprimere ufficialmente la propria opinione. Nemmeno per rimarcare le affermazioni già espresse dai due Ordini professionali nel momento dell’approvazione della L. 219/2017 – scrive Maria Beatrice Tessadori -. Infatti, la FNOMCeO, allora, recependo gli indirizzi applicativi della legge, aveva riallineato l’art. 17 del Codice di deontologia medica (2014) “Atti finalizzati a provocare la morte” prevedendo la punibilità disciplinare del medico uniformata a quella penale, in modo da lasciar liberi i medici di agire secondo scienza e coscienza. La FNOPI, invece, aveva dichiarato in una audizione alla Camera dei Deputati del 8 ottobre 2020 “Si ritiene opportuno che venga inserito nella legge in corso di elaborazione un riferimento ai Codici deontologici di infermieri e dei medici, che potrebbe costituire una validazione della natura normativa integrata che essi recano in sé e della necessità che i professionisti della sanità possano, con evidenza, coerenza e chiarezza, adempiere linearmente sia ai doveri giuridici derivanti dalle norme statali sia ai doveri deontologici”. Il Codice deontologico dei medici è già in revisione da alcuni anni – prosegue -, mentre quello degli infermieri verrà presentato in una revisione durante il terzo congresso nazionale FNOPI “Infermiere – Innovazione, sfide e soluzioni”, in programma dal 20 al 22 marzo 2025 a Rimini. Importante, quindi, che l’OPI Firenze-Pistoia abbia espresso la propria soddisfazione per quella che ha definito “una svolta epocale”».
Fine vita: l’opinione degli italiani
Dal 36° Rapporto Italia di Eurispes 2024, si apprende che il 78,4% degli intervistati è a favore delle disposizioni anticipate di trattamento. E ancora, il 67,9% si dichiara favorevole all’eutanasia e il 47,8% è favorevole al suicidio assistito con una percentuale più alta di voti favorevoli (59,7%), espressa dai ragazzi nella fascia 18-24 anni. I vescovi italiani hanno manifestato tutta la loro preoccupazione in una nota diffusa dopo la riunione della Cei del 19 febbraio. Anche sondaggi on line hanno misurato l’opinione degli italiani dopo la legge della regione Toscana.
Fine vita, mutamenti legislativi e nuovi diritti
«Forse è proprio a seguito di tante esperienze personali, di assistenza a parenti o relative a conoscenti, che l’interesse per le problematiche inerenti le cure a fine vita rimane particolarmente effettivo, come dimostrano le statistiche – afferma Tessadori -. È il comune sentire e la sensibilità sociale che cambiano. Abbandonare posizioni strettamente ideologiche significa entrare in sintonia con il sentire della popolazione. Spesso si parla della distanza esistente fra i cittadini e la politica e della disaffezione verso le istituzioni democratiche, testimoniata dalla bassa percentuale di votanti. Eppure ricordo che negli anni ‘70 un atteggiamento e una condotta, insieme laica e solidale, ha portato tanti di loro a contrastare ciò che allora la Chiesa e i partiti di maggioranza a lei vicini basavano sul dogma religioso dell’indisponibilità del matrimonio o sulla affermazione che l’embrione è già vita umana. Importanti mutamenti legislativi hanno così riconosciuti nuovi diritti – conclude -. Nel 1970 c’è stata l’introduzione della legge sul divorzio, confermata nel 1974 dal referendum, nel 1978 la legge che consentiva l’interruzione volontaria di gravidanza».
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