«Con la Caip si ribadisce un punto a mio avviso fondamentale, ovvero che esistono l’infermiere e l’infermiere pediatrico»
La legge 3/2018, che ha ‘trasformato’ i Collegi provinciali in Ordini provinciali delle professioni infermieristiche, ha istituito anche le Commissioni d’Albo degli infermieri e le Commissioni d’Albo degli infermieri pediatrici. Il loro ruolo è quello di proporre al Consiglio Direttivo l’iscrizione all’ordine del professionista, adottare e dare esecuzione ai provvedimenti disciplinari nei confronti di tutti gli iscritti all’albo. Ma hanno anche un ruolo di rappresentanza istituzionale, promozione professionale e di progresso culturale, mediazione fra iscritti e/o persone esterne. Tra i loro compiti c’è quello di dare il proprio contributo alle autorità locali nello studio e nell’attuazione dei provvedimenti che comunque possano interessare la professione. Ne abbiamo parlato con Paola Stillo neo presidente della Commissione d’Albo degli Infermieri Pediatrici (CAIP) dell’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia.
Quali sono le finalità della CAIP?
«Con la Caip si ribadisce un punto a mio avviso fondamentale, ovvero che esistono l’infermiere e l’infermiere pediatrico. Quindi al di là del ruolo amministrativo della Caip, che è quello di provvedere all’iscrizione e alla cancellazione degli iscritti, l’obbiettivo è promuovere e far conoscere l’importanza di questa figura che si era un po’ persa nel tempo. Oggi sono poche le persone a sapere che esiste la figura dell’infermiere pediatrico che per formazione e competenze è un po’ diversa da quella dell’infermiere generalista. Il nostro obbiettivo è portare avanti le iniziative intese a facilitare il percorso di ogni infermiere pediatrico iscritto all’Opi Firenze-Pistoia».
Su quale aspetto ha iniziato a lavorare la CAIP?
«Da diversi anni in Toscana è stata chiusa la laurea triennale in infermieristica pediatrica. Il nostro intento è quello di determinare il fabbisogno di infermieri pediatrici. La Toscana ha, a Firenze, uno degli ospedali pediatrici più grandi d’Italia, il Meyer, e poi c’è la Rete pediatrica toscana che ha fatto scuola in Italia. Vorremmo analizzare i fabbisogni sul territorio e proporre la re-istituzione del corso di laurea dedicato all’Università degli Studi di Firenze. Credo che sia necessario dare luogo alla formazione del profilo specififo di infermiere pediatrico che in questo momento purtroppo è assente. Successivamente occorre lavorare sui concorsi Estar e agire perché si privilegi l’assunzione di infermieri pediatrici al Meyer, polo di eccellenza nazionale in questo ambito. Terzo punto, sempre in relazione all’università: vogliamo che nei corsi di laurea per infermieri generalisti, dove sono previste 30 ore di infermieristica pediatrica, i docenti siano infermieri pediatrici».
Cosa si può fare per valorizzare gli infermieri pediatrici?
«La Commissione pediatrica è un interlocutore forte. E questo non perché prima gli infermieri non fossero ascoltati, ma perché grazie alla nascita di una Commissione specifica ora i professionisti che si occupano dei temi relativi alla sfera pediatrica hanno modo di confrontarsi con colleghi specializzati nell’argomento: probabilmente c’è più vicinanza con i membri della Commissione per affinità di profilo, non certo per un disinteresse precedente. Forse riusciamo a parlare lo stesso linguaggio, a capirci al volo su quello di cui stiamo discutendo».
Qual è il rapporto con la Commissione Albo Infermieri?
«Tra le due commissioni c’è un continuo confronto sui vari temi e un aggiornamento costante. Lavoriamo in stretta sinergia e il rapporto è continuo».
Chi sono gli altri membri della commissione?
«Oltre a me ci sono le colleghe Martina Raffi, Ilaria Ester Midea, Amelia Acri (vicepresidente) e Giuseppina Di Maro».