Infermieri e social: ecco i protagonisti della puntata “Opidee”

È giusto parlare di influencer nell’ambito infermieristico? Il podcast di Opi Firenze-Pistoia risponde a questa e altre domande

Infermieri che hanno scelto di divulgare la loro professione utilizzando i social. Si è parlato anche di questo lo scorso 4 marzo a Firenze, nell’Aula Magna del Cto – Aou Careggi. Il tema è stato affrontato in occasione dell’evento “ComuniCare”, dedicato alla comunicazione in ambito infermieristico. I protagonisti dell’iniziativa sono stati proprio gli infermieri che hanno scelto di divulgare la loro professione utilizzando i social.

I punti principali della giornata sono stati poi ripresi e trattati in una puntata del podcast “OPIdee” dell’Ordine delle professioni infermieristiche Firenze-Pistoia. Responsabile scientifico dell’iniziativa è stato Tommaso Guido, infermiere e tuinaista, che ha creato da anni la pagina “Il tuo infermiere olistico”.

ComuniCare: ecco i protagonisti dell’iniziativa

I protagonisti dell’incontro “ComuniCare” sono stati diversi. L’infermiere di libera professione Francesco Smeragliuolo, creatore delle pagine “Smeraebbbasta” e “Finn_nasoblu”; si occupa di fare video divertenti con i fumetti su quelle che sono le problematiche di questo mestiere, oltre che sugli aspetti positivi che riguardano il mondo della sanità. Antonio Ascione, infermiere di libera professione, con la sua pagina “Infermiereantonio”, si occupa soprattutto della parte emergenziale del lavoro dell’infermiere, con video di primo soccorso, non solo per gli addetti ai lavori.

Presente anche Andra Diana Dimitrascu, infermiera di ricerca e in libera professione. Su Instagram la si trova come “Diana_researchnurse”. Sulla sua pagina si possono trovare contenuti di ricerca infermieristica, per lo più medica, in ambito sperimentale, perché si occupa di fornire assistenza ai pazienti con tumore avanzato del polmone, inseriti in protocolli sperimentali.

Fabrizio De Sando, infermiere per il servizio di emergenza urgenza territoriale dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, si occupa di divulgazione sui social con la pagina “Fabriothenurse”, con la cui divulga i concetti di emergenza territoriale di area critica. La sua pagina è rivolta a professionisti sanitari, soccorritori e anche a medici. Per Fabrizio, infatti, è fondamentale fare squadra per poi approcciarsi alle emergenze, in primis territoriali.

Con la pagina “Infermiera_ines” Ines Prenga tratta temi sanitari, semplificandoli per un pubblico che per la maggior parte è formato da studenti. Festeggia il decennale con la pagina “Ciuffoelinfermieristica” Enrico Toffoletti, infermiere da cinque anni. Qui pubblica tutto quello che avrebbe voluto sapere prima di iniziare a lavorare come infermiere.

Emanuel M’Barek èun creator digitale e si presenta sui social con la pagina “emambarek”; si occupa delle parodie e lo scopo è far ridere su temi legati alla professione.

Daniele Giordano, infermiere e studente ostetrico, rappresenta insieme ad altre persone il gruppo di “rianinurse”. Il suo obiettivo è sensibilizzazione e divulgare sui social tematiche di area critica.  

Filippo Amoroso ha aperto la sua pagina per gioco, per sdrammatizzare il quotidiano infermieristico. Oggi fa parte del 118, ha iniziato a fare video insieme a Fabrizio e Antonio. Ha intenzione di portare avanti la pagina, che si chiama “FullyNurse”, puntando sulla divulgazione.

Da sempre appassionato di tecnologia e video editing, Gianluca Sartini, infermiere di libera professione, ha creato la pagina “Infermieregianluca”. Secondo la sua opinione, all’infermiere spetta anche la divulgazione del proprio operato e delle proprie conoscenze.  

Mattia Romani, infermiere ospedaliero, crea sui social contenuti di carattere divulgativo, più che altro per gli studenti. Ultimamente si sta dedicando anche a fare, insieme ad altri colleghi, video di denuncia su alcune situazioni sanitarie, oltre a post un po’ più riflessivi che riflettono la sua persona.

Marco Lopez, infermiere di neuroradiologia interventistica, ventottenne di Catania, ha creato la pagina “Benurse” nel 2021. Inizialmente voleva essere una sorta di rubrica che ricordasse i presidi sanitari. Poi ha iniziato a proporre infografiche semplici, a impatto, con immagini schematiche, per aiutare le persone a orientarsi.

Sui social si chiama “Cucina_incorsia” ma nella vita è Ramona Eliza Turcan. Il nome della pagina deriva dal fatto che crea ricette facili, veloci e salutari. Promuove la prevenzione primaria, tramite uno stile di vita sano.

Infermieri e social: il perché di comunicare sul web

Tutti i protagonisti dell’evento “ComuniCare”, provenienti da varie parti dell’Italia, hanno scelto di comunicare, ognuno secondo il proprio metodo e la propria strategia, all’interno dei social.

«I social sono uno strumento fondamentale per divulgare qualsiasi concetto, anche quelli di natura sanitaria. Informazioni utili agli infermieri, ma anche a persone che si approcciano all’infermieristica e in generale a tutti – ha commentato Fabrizio De Sando durante l’incontro -. Noi stessi ci conosciamo da 8 mesi, abbiamo creato dei legami importanti che ci stanno spingendo a costruire progetti rilevanti. Credo che questo possa tracciare un’infermieristica che ha da trasmettere anche emozioni, frustrazioni, che quotidianamente fanno parte della nostra attività lavorativa».

«Ritengo che l’infermieristica a cui bisogna far riferimento oggi non possa più essere la stessa del passato – ha spiegato Francesco Smeragliuolo – ma una disciplina che necessita di evolversi e guardare al futuro».

«Tutti noi abbiamo colto ciò che le persone ci comunicano ogni giorno – ha affermato Mattia Romani –. Qualcosa sta cambiando. Qualcuno un pochino si aspetta e desidera un’avanguardia nell’infermieristica». E i social offrono veramente la possibilità di creare una rete ampia, utile per raggiungere molte più persone e andare verso il cambiamento.

L’obiettivo comune del gruppo di infermieri influencer che si sono incontrati a Firenze è offrire una nuova visione totale, dal Nord a Sud, facendo capire pro e contro di questa professione, perché, dicono, è solo così che avviene il cambiamento.

«Attraverso i video tutti noi offriamo anche soluzioni ai problemi – Fabrizio De Sando –. Ovviamente il ragionamento fila se poi non rimane solo sui social, ma si applicano le soluzioni nel mondo reale. È per questo che abbiamo deciso di organizzare l’evento “Comuni-care”, per incontrarci dal vivo, non solo virtualmente, cogliendo l’opportunità di poterci guardare negli occhi, per confrontarci. La comunicazione sui social non è statica ma dinamica, cioè cambia nel corso del tempo. Oggi abbiamo l’opportunità di percepire davvero anche le emozioni delle persone, perché la comunicazione non è soltanto verbale. Inoltre – sottolineano – dai profili di ognuno di noi traspare un grandissimo amore per la professione. Vorremmo che le prossime generazioni avessero qualcosa da cui partire».

«Tutto quello che facciamo lo svolgiamo extra lavoro – ha precisato Ramona Eliza Turcan -. Vorremmo dimostrare che l’infermiere è capace di spaziare in tanti ambiti. Io per esempio lo dimostro nell’ambito della cucina: anche noi infermieri non abbiamo uno stile di vita sano ma potremmo migliorare e mi piace spiegare come ci si può riuscire».

«Se questa conoscenza ce la raccontiamo tra di noi, tra un piccolo gruppetto di persone, alla fine le cose non andranno mai avanti – ha detto Enrico Toffoletti -. Ora, invece, siamo per la prima volta a Firenze, con un gruppo di colleghi uniti da un’idea comune e da interessi diversi ma sempre nell’ambito della stessa professione».

«Quello che facciamo sui social si porta dietro un bel carico di responsabilità. I contenuti vengono guardati da migliaia di persone e per questo è fondamentale operare usando una comunicazione semplice e chiara – ha proseguito Fabrizio De Sando -. Ci piacerebbe, infine, fare anche da tramite tra istituzioni e professionisti della nostra categoria. Perché se circolano in rete esempi positivi che spronano i giovani a scegliere questo lavoro, se si interagisce in modo costruttivo con le istituzioni per cercare di ridisegnare la nostra figura professionale in modo da ottenere stipendi più dignitosi, magari le cose (e il sentire comune) possono cambiare».  

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