La nuova CAI di Opi Firenze-Pistoia: intervista alla presidente Laura D’Addio

Oltre a proporre al Consiglio Direttivo l’iscrizione all’Ordine del professionista, adottare e dare esecuzione ai provvedimenti disciplinari, la Commissione ha anche un ruolo di rappresentanza istituzionale e di promozione professionale

Con la Legge 3/2018, che ha segnato il passaggio da Collegi provinciali a Ordini provinciali delle professioni infermieristiche, sono nate anche le Commissioni d’Albo degli infermieri e degli infermieri pediatrici. «Un’innovazione quantomai interessante che introduce un nuovo organismo con funzioni estremamente importanti» spiega Laura D’Addio, neo presidente della Commissione d’Albo degli Infermieri (CAI) dell’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia a cui abbiamo rivolto alcune domande. Oltre a proporre al Consiglio Direttivo l’iscrizione all’Ordine del professionista, adottare e dare esecuzione ai provvedimenti disciplinari, la Commissione ha anche un ruolo di rappresentanza istituzionale e di promozione professionale.

La CAI è un nuovo organismo degli Ordini Professionali. Perché questa innovazione?

«Prima della Legge 3/2018, il Consiglio direttivo era l’unico organismo dell’Ordine e ogni attività era di competenza delle 15 persone che compongono il Consiglio. La suddivisione in più organismi interni, invece, dà modo di distinguere due aspetti delle policy dell’Ordine. Adesso infatti abbiamo da una parte la rappresentanza in sede istituzionale e politica, per agire su vari interlocutori, ed è questo il ruolo dell’attuale Consiglio direttivo. Dall’altra, un ruolo più specifico per la Commissione di Albo: un gruppo di otto persone che ha competenza e funzione tecnico-professionale da esercitare a favore di tutti gli iscritti. E che, anche grazie alla loro multidisciplinarietà, possono occuparsi di tematiche relative allo sviluppo professionale. La Legge fa distinzione tra Commissione d’Albo degli Infermieri e Commissione d’Albo degli Infermieri Pediatrici. Noi della CAI, quindi, ci occupiamo del profilo dell’infermiere generalista. Una funzione importante che ho l’onore di promuovere. Sono molto felice di aprire questo nuovo filone di attività, perché trovo che ci dia molte possibilità d’incidere sull’esercizio professionale degli infermieri. Gli esempi positivi sono contaminanti e noi speriamo di poter essere d’esempio».

Chi sono i membri della Commissione?

«Oltre a me, Chiara Biagini, Niccolò Caciolli, Alessandro Cecchi, Francesco Cichero, Daniele Ciofi, Simone Lascialfari, Francesco Rossi, Giampaolo Scarselli».

Quali sono le finalità della CAI?

«Ci adopereremo per ampliare la riflessione sullo sviluppo professionale. Le finalità sono tutte da creare perché si tratta di un organismo nuovo: di quadriennio in quadrienno si tratterà di lavorare sullo sviluppo professionale che in quel momento richiede un’azione specifica. Vorrei che la Commissione fosse per gli infermieri un punto di riferimento, un interlocutore raggiungibile e questo richiede lo sviluppo di appositi canali. Vogliamo promuovere un rapporto costante e non unilaterale, piuttosto di ascolto verso gli iscritti. Stiamo quindi lavorando a un progetto di comunicazione più ampio, che incrementi le funzionalità e la presenza sul sito e su Facebook».

Altri progetti?

«Vorremmo riuscire a costruire un’immagine dei vari setting infermieristici. Ognuno dei nostri iscritti potrà comunicarci la situazione dei vari contesti in cui l’infermieristica esercita: quelli delle Rsa e quelli raggruppati nelle aree di specializzazione. Vogliamo costruire gruppi di infermieri da consultare, anche attraverso sondaggi e indagini per via telematica. Abbiamo poi l’ambizione di rappresentare le problematiche della professione anche in ambiti più di nicchia: per esempio vogliamo dialogare di più con gli infermieri formatori, capire quali sono le problematiche più vive di setting che sono stati per anni più ai margini, come quello degli infermieri delle Cure Primarie, impegnandoci anche nella rappresentanza dell’Ordine nelle istituzioni. Occorre creare reti, essere in stretta relazione tra chi esercita la professione in ambiti specifici e chi deve fare scelte importanti. In questo momento è sotto gli occhi di tutti che l’impegno per le vaccinazioni contro il Covid, ma stiamo affrontando anche l’analisi del bisogno di infermieri in Toscana e la proposta di percorsi post laurea, quindi Master e Laurea Magistrale, effettivamente in grado di sviluppare le necessità di professionalità specifiche nei servizi».

Ci vuole indicare la prima azione che realizzerete?

«Essere più vicini agli infermieri. Sappiamo che è un intento dichiarato da molti Ordini all’inizio del loro mandato, ma cercheremo di metterci una marcia in più. La situazione pandemica è motivo di sofferenza per tutti e l’isolamento ha colto anche gli infermieri: la prima azione è cercare di farci sentire vicini. È questo che la Commissione d’Albo Infermieri, insieme a tutto il Consiglio direttivo, si pone di fare da subito».

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