“Mamma, mi racconti una novella?”: il libro dell’infermiera Monia Vergioli

Una raccolta di favole per combattere le malattie della memoria

di Margherita Barzagli

Ricordare il passato per aiutare chi fatica a gestire la memoria. Le novelle pubblicate da Monia Vergioli, infermiera del reparto di oncologia dell’ospedale di Santa Maria Annunziata, servono anche a questo. La sua storia unisce la passione per la scrittura alle doti professionali e alla sua vita privata, visto che è nata dall’incontro con la demenza senile della madre, che era solita raccontarle quelle stesse novelle.

 

La sua professione ha numerose sfaccettature, come è nata l’idea di scrivere un libro di storie?

«Tutto è iniziato tanto tempo fa, quando mia madre ancora si ricordava le novelle e io un po’ per scherzo le dicevo di voler scrivere un libro. Poi è passato il tempo, e io le ricordavo solo in parte perché non le ripetevo, mentre lei faticava per colpa della demenza senile. Fargliele raccontare era un modo per allenare la memoria e non perdere tutte queste storie. Ci ho messo qualche anno, però alla fine sono riuscita a raccoglierne una ventina. Inizialmente erano un regalo di Natale per lei, ma prima di dargliele le ho mostrate a una mia ex compagna di scuola che era venuta a curarsi nel reparto di oncologia dove lavoro. Era una maestra elementare con la passione per la lettura e ha insistito finché non le ho promesso che le avrei almeno auto pubblicate. Il libro è dedicato proprio a lei, Aurilio Fabiana, e a mia madre».

 

Di cosa parlano le novelle del suo libro?

«Sono antiche favole, alcune conosciute altre assomigliano a più celebri, altre ancora sono state  inventate da mia nonna e sconosciute a tutti. Si tratta sempre di storie che hanno un insegnamento, erano tutte adattate a chi le ascoltava: principesse che sapevano fare di tutto, contadini astuti che riuscivano a diventare re, ladri di frutta. Ci sono sempre messaggi di speranza, di accettazione delle proprie condizioni, di cambiamento, educazione. Tutte hanno una massima, ed è lì che sta l’insegnamento».

 

Come infermiera che consigli si sente di dare a chi – da non professionista – ha a che fare con persone malate di Alzheimer?

«Di parlarci, perché ti ascoltano più di quanto non si possa pensare. E poi di cercare di stimolare i ricordi che per loro sono familiari. Le storie del libro sono storie rurali, per loro che vivono questa malattia come un buco nero, il passato è vivo e così è possibile coinvolgerli: raccontando il passato per vivere il presente. Io con mia madre faccio sempre una routine sistematica, con una videochiamata ogni sera, anche se ormai a volte non mi riconosce. Poi prendo il libro, le propongo di leggere una storia, creo un legame col passato per vivere il presente. In generale, mi porto sempre dietro il libro, ovunque io vada. Mia mamma ha preso il Covid e a livello cognitivo ha avuto una crisi. La calmavo solo con le fiabe: mi ascoltava e riconosceva qualcosa di familiare».

 

Ci sono progetti per riuscire a unire il suo libro con la sua professione?

««Ci sono una serie di eventi in programma. A partire da quello con il Centro Atelier Alzheimer, che frequentava anche mia mamma, con la dottoressa Poli. Durante il mese gli ospiti leggono il libro colorano dei disegni inerenti alle fasi salienti delle storie e quando torno la rileggiamo con i vari disegni mettendoli in ordine. Viene fatto un lavoro sul passato remoto per rinfrescare il presente. Ho fatto anche una presentazione al circolo di Antella con Francesca Ciaranfi e altre persone fra cui la dottoressa Poli. In quell’occasione è nata la possibilità e l’intenzione- sempre da organizzare- di fare letture all’aperto alla Biblioteca di Bagno a Ripoli. La possibilità di unire anche gli anziani è venuta fuori perché era presente anche la dottoressa Poli e perché è sempre stato molto funzionale unire anziani e bambini».

«È invece già iniziato il progetto delle favole della buonanotte. Ogni lunedì di ogni mese, dal 4 aprile alle 21.30, leggerò una favola alla radio. In programma anche il Lucca bimbi, fiera del libro per ragazzi, e poi Massa Carrara, in cui sono stata invitata per una giornata dedicata alla poesia e alla lettura per mia madre, nella sala conciliare del comune di Massa. Infine, ho parlato con la psicologa del reparto e sarebbe bello riuscire a vedere questo libro nel contesto oncologico di medicina narrativa. A me piacerebbe fare letture in ambienti ospedalieri e riuscire a essere d’aiuto anche ai bambini ricoverati. Vorrei ricevere i feedback di chi lo legge, vedere i disegni e capire la correlazione fra le cose. Questo libro doveva essere un semplice regalo di Natale, invece è diventato tanto di più».

 

 

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