Oncologia, il Santo Stefano di Prato premiato dall’AIRC

L’oncologia del Santo Stefano di Prato premiata dalla Fondazione Italiana per la ricerca sul cancro- AIRC, con il prestigioso “Investigator Grant”. La struttura oncologica pratese è accreditata Centro di eccellenza a livello nazionale. Da anni, grazie al dottor Angelo Di Leo che la dirige, è stata costituita una rete di collaborazioni scientifiche in ambito nazionale ed internazionale.

“Da tempo siamo fortemente impegnati nel campo della ricerca che deve avanzare insieme all’assistenza – spiega Di Leo –. E’ indispensabile che la terapia sia associata alla ricerca per offrire ai pazienti la miglior cura possibile. Il riconoscimento di AIRC conferma il lavoro svolto ed è il risultato della capacità professionale e della disponibilità e collaborazione del personale. Siamo orgogliosi di aver ricevuto questo importante premio che sicuramente apre importanti nuove prospettive di ricerca.”

AIRC ha premiato il progetto presentato dal dottor Luca Malorni, oncologo e ricercatore. Malorni opera nella struttura ospedaliera pratese nell’ambito del Dipartimento oncologico diretto dalla dottoressa Luisa Fioretto. Si tratta di oltre 770 mila euro nell’arco di cinque anni per lo studio dei tumori della mammella in fase avanzata o metastatica che manifestano i recettori ormonali e rappresentano la forma più frequente di tumore al seno.

L’ Investigator Grant è destinato a progetti selezionati da esperti internazionali per la loro rilevanza al cancro, l’innovatività, la fattibilità ed il potenziale impatto positivo sui pazienti. Le donne con tumore al seno possono essere trattate con una terapia standard a base di farmaci anti-ormonali in associazione con farmaci a bersaglio molecolare (noti come inibitori di CDK4/6).

Questo tipo di trattamento è molto efficace nel controllare la malattia metastatica nella maggior parte delle pazienti e garantisce una buona qualità di vita anche in considerazione degli scarsi effetti collaterali. Nel 10-15% dei casi non si osserva però alcun beneficio dalla terapia. Di conseguenza gli oncologi non hanno informazioni accurate su come proseguire le cure, dovendo spesso scegliere l’utilizzo della chemioterapia che ha effetti collaterali più marcati.

E’ stato proprio questo il punto di partenza dei ricercatori. Hanno identificato dei test molecolari che potrebbero permettere di riconoscere precocemente quei casi che non avrebbero benefici dai trattamenti con terapia standard. Questi test in alcuni casi sono effettuabili sul sangue senza necessità di eseguire biopsie invasive. E permetterebbero di indirizzare quel 10-15% di pazienti verso forme di terapie più efficaci. I risultati ottenuti finora con questi test sono promettenti. E’ comunque necessario proseguire la ricerca aumentando il numero delle pazienti in modo da poter confermare la loro reale utilità clinica.

Il progetto permetterà di approfondire questi studi. In particolare il finanziamento di AIRC sarà destinato ad uno studio clinico per la raccolta di campioni di sangue e tessuto tumorale su cui verranno effettuati i test di laboratorio. Lo studio, guidato dal team pratese, coinvolgerà altri centri oncologici italiani. Tra questi: IEO di Milano, CRO di Aviano, l’ospedale San Martino di Genova e le Università di Bologna e Napoli.

“Siamo riconoscenti ad AIRC – ci tiene a sottolineare Malorni – anche per il supporto che ci ha offerto negli anni passati. I finanziamenti ottenuti ci hanno permesso, circa sei anni fa, di far partire il nostro programma di ricerca e di crescere sia come ricercatori che come gruppo, sempre nell’interesse dei pazienti.”

Il progetto di ricerca prevede anche una serie di esperimenti che saranno condotti nel laboratorio di ricerca traslazionale e nell’unità di bioinformatica dell’ospedale Santo Stefano di Prato. L’obbiettivo è capire quali siano i meccanismi molecolari legati ai fenomeni di resistenza farmacologica alle terapie standard. E scoprire nuove strategie terapeutiche per queste pazienti.

“Mi complimento con il gruppo di ricerca di Prato – aggiunge il direttore del Dipartimento Oncologico dell’Azienda Sanitaria, Luisa Fioretto – e sottolinea come si possa svolgere ricerca ad alto livello anche in strutture ospedaliere a preminente vocazione clinica.”

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