di Alessandro Pini
Fermo al 2 Novembre 2022, dunque già in ritardo rispetto ai suoi effetti più aggiornati (triennio 2019 – 2021) – e ancora meno puntuale riguardo alla sofferenza inflattiva che proprio in quell’anno raggiungeva le due cifre (e le superava) – è il nostro vecchio e stanco contratto del personale del comparto sanità (CCNL Sanità pubblica).
Stanco perché ancora una volta lo ritroviamo incompreso, conteso e indifeso. Salta la firma per il rinnovo del triennio 2022 – 2024, un contratto che Fp CGIL, UIL Fpl e Nursing Up rispediscono al mittente perché insufficiente a garantire un aumento adeguato della retribuzione (6% lordo) compressa dall’inflazione non compensata dagli stanziamenti del governo per il rinnovo dei Ccnl pubblici.
“È un iceberg quello che blocca la bozza di oltre 100 pagine del nuovo CCNL Sanità pubblica”
È un iceberg quello che blocca la bozza di oltre 100 pagine del nuovo Contratto Sanità, e che non lascia fermi soltanto i 580.000 tra infermieri, tecnici e personale non medico, ma che rischia di aprire una falla nella nave del sistema salute, minacciando di far slittare le trattative del contratto dei medici e ritardando quelle del comparto per il triennio 2025 – 2027. Certamente quanto di più rischioso in questo momento di crisi per la sanità, tra dimissioni del personale pubblico e carenza allarmante di medici e infermieri.
In un momento storico in cui la violenza assume i tratti della guerra (in)civile combattuta a colpi di sfogo insensato contro il personale sanitario, depressione dei diritti dei lavoratori, crisi della professione – e altri iceberg che rischiano di far affondare la nave dell’assistenza che trasporta la salute della collettività – tanto i cittadini quanto i professionisti sanitari necessiterebbero di chiarezza attorno alle decisioni che riguardano il loro benessere economico.
Scegliere di mancare gli obiettivi di un accordo indispensabile, come la firma sul contratto nazionale, è una assunzione di responsabilità che impegna gli organismi sindacali ad una azione motivata preliminarmente e con ampie dimostrazioni a sostegno della decisione. Necessariamente non può esserci contrasto tra le pretese economiche in sede di contrattazione collettiva e gli stanziamenti del governo: significherebbe altrimenti aver confuso le sedi competenti di difesa dei diritti del lavoratore e il momento in cui si doveva agire a difesa degli stessi.
“I professionisti chiedono meno politica e più fatti”
Abbiamo bisogno – tutti i professionisti lo meritano – di strumenti più sicuri per anticipare i problemi nelle trattative contrattuali e prevenire il rischio di una mancata intesa, giungendo alla firma su una rotta che tenga a debita distanza le tensioni politiche dalla professione e dal sostegno che merita. I professionisti chiedono meno politica e più fatti, anche se siamo tutti consapevoli che la politica (nel suo senso greco del termine) sia il motore dello sviluppo della comunità.
Possiamo combattere così la carenza di attrattività della nostra professione, parlando di una nave inaffondabile ai giovani che oggi devono scegliere verso quale continente professionale muoversi e che invece si incaglia e rischia di affondare nel mare delle decisioni alla base della dignità professionale? Certamente non sono queste le prove di affidabilità da dare ai professionisti di domani.
“Le intese future sugli accordi nazionali siano accompagnate da capacità di visione più ampia”
“Ci rimettono i lavoratori del settore”, commenta Naddeo (Aran). Ci rimettiamo tutti, tra cittadini destinatari del servizio sanitario pubblico e professionisti (di oggi e di domani). È bene che le intese future sugli accordi nazionali siano accompagnate da capacità di visione più ampia rispetto alle contingenze e certamente più larga nelle tutele, in una politica che si riduce a una mera contesa di rappresentatività tra il governo centrale e le forze sindacali. Si rischierebbe, altrimenti, di vedere messa in discussione ancor più la validità delle tutele sindacali, specialmente dalle generazioni professionali che verranno e che non riceveranno memoria di un vero percorso mosso da un apparato solido a tutela della professione.
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