Missione in Egitto per soccorrere i piccoli profughi di Gaza

Il racconto di Flavio Gheri e Lorenzo Gallo due infermieri della provincia di Firenze che hanno preso parte all’operazione di evacuazione medica al Cairo

Una missione in Egitto densa di emozioni (la prima all’estero) per due infermieri toscani del 118 che hanno preso parte a un’operazione MedEvac (Medical Evacuation) al Cairo per mettere in salvo 16 piccoli profughi palestinesi. Un intervento coordinato dalla Cross (Centrale operativa remota per le operazioni di soccorso sanitario) di Pistoia e condotta dal suo responsabile, Lorenzo Paolini, assieme ad Anpas, Croce Rossa e Misericordia, a cui si è aggiunta la 46ª Brigata aerea Silvio Angelucci di Pisa.

Il team, tutto toscano, coinvolto nella missione in Egitto

Sul campo ventidue toscani, provenienti dalle province di Arezzo, Grosseto, Pisa, Massa, Firenze, imbarcati sul C-130 dell’Aeronautica militare che è atterrato al Cairo mercoledì 7 agosto: sei infermieri, due medici del 118, un tecnico, un coordinatore infermieristico e dodici volontari. Tra loro, alla loro prima missione all’estero, anche Flavio Gheri, 42 anni di Montelupo Fiorentino, infermiere del 118 di Pistoia-Empoli, e Lorenzo Gallo, 31 anni di Firenze, infermiere del 118 di Firenze.

Gheri: «un’esperienza stimolante dal punto di vista infermieristico»

«È stata un’esperienza coinvolgente, anche se ci ha messo faccia a faccia con la tragicità della situazione – racconta Flavio Gheri –: nei volti delle persone vedi la paura e quello che hanno passato. Dal punto di vista infermieristico è stato stimolante: un’esperienza fuori dell’ordinario. Siamo abituati ad assistere pazienti in contesti protetti come l’ospedale o il territorio dove operiamo quotidianamente ma in queste situazioni vai oltre il tipo di assistenza che puoi fare in qualsiasi reparto».

Gallo: «un privilegio prendere parte alla missione in Egitto, capita a poche persone»

«Per me è stata la prima volta con un’esperienza di questo tipo, e c’era tutto il bagaglio di emozioni correlata a quando fai una cosa per la prima volta – racconta Lorenzo Gallo –. È stato forse più complesso rispetto a quello che mi ero immaginato ma senza dubbio con un lato bello. Sento di aver avuto un privilegio ad aver potuto prendere parte alla missione in Egitto perché capita a poche persone. Ci ho messo un paio di giorno a metabolizzare e capire quello che avevamo fatto davvero e sono sicuro che mi porterò dietro per diverso tempo questa esperienza».

Il valore della squadra: «venti persone hanno creato un meccanismo perfetto»

«Altro aspetto bello – prosegue Gheri – è il clima di collaborazione che si è subito instaurato con i colleghi, nonostante non ci conoscessimo, provenendo tutti da aziende diverse, ma anche con le associazioni di volontariato e con i militari della Brigata. Venti persone che non si erano mai viste prima hanno creato un meccanismo perfetto. Noi però siamo stati la punta dell’iceberg: a monte c’è stato un lavoro incredibile della Cross, della Protezione Civile, del Governo per riuscire a portare queste persone in Italia».

L’obiettivo della missione in Egitto: portare in Italia 16 bambini fuggiti da Gaza

L’obiettivo della missione in Egitto, raggiunto in 48 ore, è stato quello di portare in Italia 16 bambini fuggiti da Gaza insieme alle loro famiglie, con patologie croniche e con ferite provocate dai bombardamenti. Circa cinquanta, in totale, le persone condotte in Italia e che hanno trovato assistenza al Meyer di Firenze (4 bambini) e in altri ospedali italiani. Uno dei piccoli, un bimbo di sei mesi, non ce l’ha fatta e si è spento sull’ambulanza che dall’aeroporto di Bologna lo stava portando al Niguarda di Milano.

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