Il raffronto con altri paesi e il ruolo di leadership etica degli infermieri
Si continua a discutere a livello nazionale sul fine vita. Dopo l’approvazione di una legge sul fine vita da parte del Consiglio della Regione Toscana, è stata riaffermato il diritto all’autodeterminazione della persona che sceglie di non voler più affrontare le sofferenze della sua esistenza. Questa decisione ha portato sul tema un quadro operativo ben delineato per tutti i professionisti sanitari. E la questione non sembra chiusa così. La legge approvata in Toscana è stata affidata all’avvocatura dello Stato per l’impugnazione, davanti alla Corte costituzionale.
A fare il punto sull’argomento è stata anche l’infermiera Mara Fadanelli. Lo ha fatto in un suo lavoro disponibile QUI in versione integrale:
Fine vita e altri Paesi
«La Regione Toscana inserisce nella Commissione anche l’infermiere tra i professionisti che devono essere presenti, per il parere che deve esprimere rispetto alle richieste di SMA (Suicidio Medicalmente Assistito) – afferma Mara Fadanelli -. Se gettiamo uno sguardo negli altri Paesi dove è legale il SMA (Spagna, Belgio, Olanda, Stati Uniti d’America) non sempre la figura infermieristica partecipa al processo decisionale: in alcuni casi è presente al momento dell’accompagnamento alla morte. È di supporto emotivo relazionale sia al paziente che alla famiglia/persone care, in altri casi prepara il farmaco».
Infermiere e ruolo di leadership etica
«Penso che l’infermiere abbia l’esperienza, le competenze comunicative e relazionali per ascoltare e comprendere le informazioni che la persona realmente ha. Per comprendere anche i bisogni che stanno alla base della sua richiesta e supportare, insieme agli altri professionisti, la persona nel suo percorso. Tutto ciò, comprendendo i suoi desideri, la sua concezione di qualità di vita e la sua vulnerabilità. Solo avendo la consapevolezza della vulnerabilità (sia da parte dell’operatore che dell’assistito) si può gestirla per il raggiungimento dell’autonomia della persona. Il punto di vista e la prospettiva dell’infermiere rappresentano un valore aggiunto, perché nella relazione d’aiuto offre un aiuto qualificato. Infatti, è in grado di veicolare i contenuti scientifici, normativi ed etici in modo empatico. Il codice deontologico dell’infermiere del 2025 lo invita ad assumere un ruolo di leadership etica e di advocacy per difendere i diritti dei pazienti».