Opi Firenze-Pistoia: «Nelle carceri i nostri infermieri lavorano sotto stress e in condizioni non più accettabili»

All’Ordine delle Professioni Infermieristiche Interprovinciale sono arrivate numerose segnalazioni di condizioni da rivedere con urgenza

Sono numerose le segnalazioni raccolte dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche Interprovinciale Firenze-Pistoia in merito alle condizioni degli istituti di pena presenti in zona. Le lamentele si riferiscono a condizioni di lavoro difficili per gli infermieri, con un elevato rischio di aggressioni da parte dei detenuti, ma anche con tecnologie quasi assenti, documentazione ancora cartacea e software datati.

«Ci segnalano che le attività sanitarie sono condizionate dalla disponibilità del personale di polizia penitenziaria e dalla sua organizzazione lavorativa – commenta il presidente dell’Ordine, David Nucci -. Un modo di procedere inaccettabile per la nostra categoria professionale».

Firenze, Sollicciano fa da capofila per una situazione che secondo Opi Firenze-Pistoia sarebbe quanto prima da rimodulare. I numeri qui parlano di circa 500 detenuti, oltre 40 infermieri a lavoro, locali per attività sanitarie non sufficienti come dimensioni e spesso a uso promiscuo, fatiscenti e con infiltrazioni di acqua, climatizzazione carente (sia in estate che in inverno), montacarichi cronicamente difettosi, che comportano da parte degli infermieri il trasporto a braccia dei carrelli per la somministrazione della terapia. E poi, non ultima, la carenza di personale di polizia penitenziaria, che costringe quello sanitario a rimodulare gli assetti organizzativi in base alle disponibilità.

«Questo vuol dire che, per carenza o anche solo per disorganizzazione, i nostri infermieri in alcune occasioni non vengono accompagnati nelle attività, non avendo garantita la sicurezza – spiegano dall’Ordine – come ad esempio nella delicata fase di somministrazione della terapia. Una sommatoria di profondi disagi, perpetuati nel tempo e mai risolti contribuiscono a favorire sommosse e atti di violenza verso il personale; dall’inizio del 2023 ce ne vengono segnalati già una cinquantina, alcuni dei quali di estrema gravità.

Inoltre, nelle infermerie si lavora anche con temperature elevate dovute al caldo, che non consentono neanche la giusta conservazione dei farmaci. Gli infermieri a lavoro nelle carceri hanno il diritto a condizioni di lavoro rispettose delle normative in materia (Decreto 81/2008); non possono operare costantemente sotto stress. Oggi invece sono spesso costretti ad abbandonate un setting lavorativo anche interessante e gratificante sotto alcuni aspetti per motivazioni di contesto».

Problematiche non troppo diverse al Gozzini, con 100 detenuti circa, 3 infermieri e nessun locale dedicato a spogliatoio del personale sanitario. Problemi di climatizzazione vengono riscontrati al Meucci, dove si trovano 10 detenuti minori e 3 infermieri.

Non va meglio nella casa circondariale di Pistoia, con circa 50 detenuti e 5 infermieri. «Chiediamo maggiore tutela dei diritti dei nostri professionisti a lavoro nelle carceri – sottolineano da Opi Firenze-Pistoia – perché non ci sono infermieri né pazienti di serie A e B: negli ospedali, come in altre strutture, occorre operare nelle condizioni di lavoro garantite dalla legge, a vantaggio non solo della propria qualità di vita, ma anche dei detenuti stessi e di tutta la collettività».

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