Regionali in Toscana: la candidata Ciompi si presenta

L’infermiera è in corsa alle regionali in Toscana per la lista “Toscana Rossa”

In vista delle elezioni regionali in Toscana, previste per il prossimo 12 e 13 ottobre, prosegue la rubrica di Infermierinews che raccoglie le voci delle infermiere e degli infermieri di Firenze e Pistoia candidati nei vari schieramenti. Ecco Maddalena Ciompi, dal 2000 infermiera della Sod Riabilitazione cardiologico-geriatrica di Careggi, che corre nel collegio di Firenze 1 per la lista “Toscana Rossa”, a sostegno della candidata presidente della Regione Antonella Bundu. Alla sua prima esperienza politica, Maddalena ha cinquantaquattro anni, è nata e vive in San Frediano. È sposata da 30 anni e ha due figli, Sara di 30 anni, e Tommaso di 25 che, come lei, ha scelto di diventare infermiere.

«San Frediano è il quartiere in cui vivo e per cui da tempo mi batto perché torni ad essere dei cittadini e per i cittadini e non un covo di bed &breakfast al centro di mire di potere e di mercato. Ormai noi residenti siamo una razza protetta ma continuiamo a far sentire la nostra voce, riunendoci in comitati e associazioni, contro coloro che vogliono far scomparire il quartiere. Anche attraverso il mio impegno in parrocchia cerco di trasmettere l’importanza dell’impegno civile».

Perché si è candidata alle elezioni regionali in Toscana?

«Credo che in questo momento storico Toscana Rossa rappresenti l’unica alternativa di sinistra. Il cosiddetto campo largo, che mette insieme una molteplicità di pensieri e indirizzi molto differente, non credo sia un’opzione vincente: Toscana Rossa, al contrario, ha un solo indirizzo che porta avanti con convinzione. E che condivido a pieno».

Quali temi porterà avanti se sarà eletta e cosa serve secondo lei per migliorare la sanità?

«In tema sanitario l’obiettivo principale è, e deve essere, difendere la sanità pubblica come servizio universale e unica garanzia di diritto alla salute. Vedo sempre più persone alla rincorsa di un’assicurazione sanitaria privata: non c’è più la percezione di un servizio sanitario garantista a prescindere dalla propria disponibilità economica. Si sta entrando nell’ottica del sistema sanitario americano: paghi per avere la sicurezza che nel momento in cui ti senti male ottieni servizio. E questa è un’idea malsana.

Il processo di privatizzazione a cui stiamo assistendo trova la sua radice nella legge 84 del 2015, che ha riorganizzato il Sistema Sanitario Regionale nelle tre aree vaste annullando di fatto la capillarizzazione sul territorio e creando una distanza tra sanità pubblica e cittadino mai colmata. Pensiamo alle tanto declamate Case della Comunità o Salute: vero, se ne parla moltissimo, ma sono idee e concetti che devono essere riempiti di contenuti. A mio avviso la loro costituzione deve renderle un luogo sul territorio dove è presente un’equipe multidisciplinare che possa fornire servizi amministrativi, di medicina generale e specialistica, ma anche per dipendenze e prevenzione.

“L’ottica ospedale-centrica è perdente”

Con una popolazione sempre più anziana, i cittadini ultra 65enni sono il 26% dei toscani e il numero degli ultra ottantenni cresce in maniera progressiva, l’ottica ospedale-centrica è perdente: è necessario dare delle alternative e dei punti di riferimento. Non è strano! Pensiamo a come vengono organizzate le cure palliative in ambito oncologico in una chiave di vera e propria ospedalizzazione domiciliare in cui un’equipe di professionisti, dal medico all’infermiere allo psicologo, supportano la persona malata e la sua famiglia senza che si renda necessario un ricovero ospedaliero.  Realizzare tutto questo su larga scala anche per l’approccio alle malattie croniche sarebbe  meno costoso e molto più efficace.

Sono stati spesi 30 milioni di euro per abbattere le liste d’attesa: seguendo le persone passo per passo, ci sarebbe meno necessità di sottoporsi a visite ed esami».

Cosa serve, secondo lei, per valorizzare il ruolo degli infermieri?

«Un bel passo avanti sarebbe spingere sugli ambulatori infermieristici, molto diffusi nei Paesi anglosassoni, che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione primaria e secondaria. L’infermiere è la figura giusta se si abbraccia il concetto di ‘non arrivare alla malattia’. La relazione dell’infermiere con il cittadino è la strada per far capire quali sono i meccanismi, come funziona la malattia, cosa fare per prevenirla e come gestire la cronicità. Allora, ad esempio, con un infermiere di riferimento che segue e monitora, sarebbe possibile tenere un anziano a casa invece che in Rsa o comunque ritardarne l’ingresso. La figura infermieristica potrebbe assumere un ruolo fondamentale, al pari di un mediatore linguistico: perché la lingua della salute è una lingua complessa e il processo di alfabetizzazione è un percorso lungo, ma se c’è qualcuno che può portarlo avanti quello è l’infermiere.

“I ragazzi non credono più nel sistema pubblico, ed è gravissimo”

Poi c’è un altro tema, quello dei giovani che fuggono dal pubblico. In tanti non hanno partecipato al concorso per scelta: in ospedale non vogliono lavorare perché si guadagna poco e si fa fatica, si rischia e a fronte di un impegno spesso estenuante non c’è gratificazione. E anche i giovani medici stanno andando nella stessa direzione. I ragazzi non credono più nel sistema pubblico, ed è gravissimo. Servono incentivi per attirarli altrimenti tutto è destinato al collasso.

Un’idea potrebbe essere garantire la copertura delle spese universitarie a patto che poi si scelga la strada del Servizio sanitario pubblico. Anche la nostra Regione parla sempre della necessità del servizio privato, ma così si affossa il pubblico. E questo approccio è di sinistra o di destra? Mi sembra che per gli obiettivi sia di destra anche se parla con la lingua della sinistra. Toscana Rossa è l’unica di sinistra, che punta a costruire e non smantellare».

Open chat
Hai bisogno di informazioni?
Scan the code
Powered by weopera.it
Ciao
Come posso aiutarti?

Se non hai WhatsApp Web sul tuo PC, puoi scansionare il codice dal tuo Smartphone per metterti in contatto con noi.