Igiene delle mani: «Usiamo le buone pratiche imparate da bambini»

L’intervista per la giornata mondiale a Daniela Accorgi, infermiera nel consiglio direttivo nazionale di “Anipio”

Ogni anno, nella giornata del 5 maggio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) lancia una campagna sull’igiene delle mani. L’obbiettivo è sensibilizzare e incoraggiare l’abitudine di questa pratica per contrastare le diffusioni di virus e germi pericolosi nell’assistenza sanitaria ma anche nella vita quotidiana. Ne abbiamo parlato con Daniela Accorgi, infermiera nel consiglio direttivo nazionale della Anipio, società scientifica nazionale infermieri specialisti del rischio infettivo.

Daniela Accorgi, infermiera nel consiglio direttivo nazionale della Anipio

«Il lavaggio delle mani è la prima misura di igiene che ci viene insegnata da piccoli – spiega Daniela -. A remare contro questa pratica è la non evidenza del rischio che fa abbassare la guardia. I germi purtroppo sono un nemico invisibile. Di solito laviamo le nostre mani solo quando le percepiamo come sporche. E proprio questa è un’abitudine errata che spesso porta a infezione evitabili con poche e semplici accortezze».

Igiene delle mani e i 5 momenti

La pratica dell’igiene delle mani in situazioni ospedaliere prevede cinque momenti fondamentali: prima di entrare in contatto con un paziente, prima di una manovra asettica (per proteggerlo da germi patogeni, inclusi quelli del paziente stesso), dopo l’esposizione a un liquido biologico per proteggere se stessi e l’ambiente sanitario da germi patogeni, dopo il contatto con il paziente e anche con tutto ciò che gli sta intorno.

«Nelle strutture sanitarie le mani vanno igienizzate comunque anche se vengono usati i guanti perché esiste un loro margine di difettosità che va messo in conto – prosegue -. Per far prima e per praticità, la soluzione alcolica igienizzante è la scelta migliore nel garantire la sicurezza delle cure».

Il lavaggio delle mani non è importante solo in ospedale, ma in ogni situazione. «A partire dai bambini che per scoprire il mondo circostante, e percepirlo al meglio, tendono a mettere ogni cosa nella bocca – sottolinea l’infermiera -. Le mani contaminate da germi entrano così in contatto con bocca e naso, introducendo nel corpo microorganismi, spesso fonte di infezioni. Ecco perché sono, dunque, importanti i progetti di sensibilizzazione su questo tema da pianificare nelle scuole.

L’abuso nell’utilizzo degli antibiotici nell’uomo come ad esempio la somministrazione in caso di malattie provocate da virus (es. influenza) ha permesso ai microrganismi di diventare resistenti agli antibiotici stessi, in alcuni casi diventati, dunque, inefficaci per curare le malattie infettive. Stessa condizione si viene a verificare nell’ambito dell’allevamento intensivo di animali da reddito (come mucche, suini o altri), dove l’utilizzo di antibiotici serve a prevenire le infezioni che si possono verificare per la presenza in spazi ristretti di molti animali. E carne con residui di antibiotici potrebbe arrivare nei nostri piatti. Il Covid ci ha insegnato due cose essenziali: i germi vengono dispersi nell’ambiente tramite vie respiratorie e mani; l’uso della mascherina è importante in presenza di sintomi influenzali. Perché non occorre solo tutelare se stessi ma anche gli altri. Infine, non meno essenziale è il lavaggio delle mani anche quando si maneggiano alimenti. Insomma – conclude – le buone regole di igiene imparate da piccoli non dobbiamo archiviarle mai». 

Alessandra Ricco

Open chat
Hai bisogno di informazioni?
Scan the code
Powered by weopera.it
Ciao
Come posso aiutarti?

Se non hai WhatsApp Web sul tuo PC, puoi scansionare il codice dal tuo Smartphone per metterti in contatto con noi.