Si punta sulla logica più attuale della continuità della cura
Salvaguardare gli ospedali in caso di epidemia e garantire la continuità della cura ai pazienti con tumore. Tutto ciò, potenziando le risposte oncologiche sul territorio e valorizzando le competenze multidisciplinari e multiprofessionali esistenti. Obiettivi questi delle nuove Linee di indirizzo per lo sviluppo di percorsi integrati di cura nella rete oncologica regionale, approvate dalla Giunta, su proposta dell’assessore regionale per il diritto alla salute, Stefania Saccardi. Il coordinamento complessivo delle progettualità aziendali, per il recepimento delle indicazioni approvate in delibera, è affidato a Ispro, l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica. In particolare, Ispro avrà il compito di definire le specifiche indicazioni per la presentazione dei progetti da parte delle tre Asl toscane, che dovranno necessariamente coinvolgere le Aziende ospedaliere, per sviluppare modelli interaziendali di Area vasta, con modalità organizzative comuni e l’adozione di strumenti di valutazione sistematicamente applicati e confrontabili.
Il commento dell’assessore regionale per il diritto alla salute, Stefania Saccardi
«Anche in considerazione delle esperienze che abbiamo maturato nella gestione della fase emergenziale Covid-19, con questa delibera intendiamo promuovere lo sviluppo e la disponibilità di competenze adeguate per la gestione delle persone malate di tumore anche al di fuori dell’ospedale – spiega Saccardi -. Le nuove linee di indirizzo puntano sulla logica più attuale della continuità della cura all’interno della rete oncologica, superando, di fatto, la logica tradizionale dell’integrazione. In questo periodo, abbiamo dovuto riorganizzare le attività oncologiche e mettere in atto alcune soluzioni organizzative – prosegue Saccardi – sperimentando nuovi modelli di presa in carico a distanza, sul territorio e a domicilio, del paziente con tumore. Queste risposte, che hanno mostrato una discreta efficacia senza interrompere le terapie e l’assistenza in corso, vanno adesso strutturate e perfezionate per salvaguardare gli ospedali in caso di epidemia e per tutelare i pazienti, resi fragili e spesso immunocompromessi dalla malattia. I percorsi diagnostico terapeutici saranno ridefiniti proprio in questa ottica».