«Ecco come mi sono laureata in infermieristica e convivo con la sordità»

L’intervista a Sara Scornavacche e la sua passione per questa professione

«Essere infermiera per me significa non solo fornire assistenza, ma anche condividere il mio sorriso con pazienti e familiari, augurando loro una buona salute». Sara Scornavacche ha le idee chiare e le ha avute anche quando ha voluto realizzare il sogno di completare i suoi studi per diventare infermiera nonostante le difficoltà connesse con la sua sordità. Nata a Poggibonsi (Si) e residente a Pisa, 29 anni, Sara ha una sordità di tipo neurosensoriale bilaterale sin da quando aveva poco meno di due anni. Da allora indossa una protesi all’orecchio sinistro, mentre quello destro non riesce a sentire nemmeno con le protesi.

Quali sono le reazioni che la infastidiscono quando la gente scopre che è sorda?

«Quando gli altri scoprono che sono sorda, spesso si sentono imbarazzati e cambiano atteggiamento, adottando un comportamento difensivo. Queste reazioni possono essere comprensibili. Ciò che mi infastidisce sono i pregiudizi e l’ignoranza di molte persone riguardo alle capacità delle persone sorde. Vorrei sfatarli, dimostrando che le persone sorde possono per esempio superare un esame per ottenere la patente di guida come svolgere qualsiasi attività».

Come ha organizzato la sua quotidianità tenendo conto che non può sentire?

«Ogni giorno lotto per far valere i miei diritti. Cerco costantemente soluzioni per affrontare le sfide quotidiane. Ad esempio, per superare la difficoltà di effettuare chiamate telefoniche, utilizzo messaggi o email. In situazioni di emergenza, ho accesso all’app di chiamata “Where are you”, appositamente progettata per i sordi. Piccoli accorgimenti, come l’utilizzo di ausili luminosi per il campanello, possono fare la differenza e rendere il mondo più inclusivo per tutti. La mia sordità, oltre a rappresentare una sfida, mi conferisce anche forza. Sfrutto appieno la vista e il tatto. Considero l’abilità di leggere il labiale a distanza una sorta di superpotere».

In che modo il web e i social dovrebbero essere usati per agevolare i sordi?

«Social media e siti web sono diventati essenziali per la comunità sorda, offrendo luoghi di confronto, opportunità di esprimere opinioni e scoperte. Tuttavia, è fondamentale che questi strumenti migliorino costantemente l’accessibilità, anche per le persone sorde e ipovedenti».

Perché ha scelto di diventare infermiera?

«Diventare infermiera è stato uno dei miei grandi desideri fin dall’infanzia. Nel 2019 mi sono laureata in Scienze Geologiche all’Università di Pisa, con una tesi a tema paleontologico. Recentemente ho conseguito la laurea in Scienze Infermieristiche, sempre all’Università di Pisa, ottenendo il massimo dei voti. Entrambe queste discipline rappresentano dei sogni che sono riuscita a realizzare. Spero di poterne realizzare altri e di continuare a esplorare nuove strade».

Come si è organizzata per portare avanti gli studi?

«Durante gli anni universitari, ho dimostrato determinazione e volontà nel perseguire i miei obiettivi. Ho seguito le lezioni con un interprete di Lingua dei Segni Italiana, fornito dall’ufficio disabili dell’Università di Pisa, senza mai smettere di leggere anche il labiale dei professori. Ci sono stati momenti di scoraggiamento, ma col sostegno degli amici e dei colleghi, sono riuscita a portare a termine i miei studi».

Cosa occorre fare, secondo lei, perché gli alunni sordi si sentano maggiormente sostenuti dalla scuola?

«Rispetto a 20 anni fa tanto è stato, fatto ma c’è ancora molto da fare. Parlo del miglioramento del sistema educativo, concentrando gli sforzi nell’offrire supporto, confronto e nuove sfide per gli studenti sordi. Ognuno ha una sua storia: alcuni sono bilingui, altri seguono il metodo orale, ma l’insegnamento dovrebbe essere mirato a trasmettere la passione per la cultura sia umanistica che scientifica. Attualmente, molti studenti sono confusi riguardo al proprio percorso perché mancano punti di riferimento per sostenerli, incoraggiarli e stimolarli. Inoltre, ci sono problematiche legate all’accessibilità che vanno affrontate, per rendere l’insegnamento accessibile a tutti».

Qual è il ruolo che le piacerebbe ricoprire nella vita lavorativa?

«Mi piacerebbe che il percorso universitario che ho intrapreso servisse da esempio per tutti, dimostrando che le persone sorde possono raggiungere obiettivi significativi. Vorrei contribuire a progetti infermieristici specifici, specialmente in quei settori del sistema sanitario in cui l’accessibilità per le persone sorde è ancora molto limitata».

Pensa di rimanere in Italia o di spostarsi all’estero?

«Sono ambiziosa e ho già alcune idee su dove lavorare e come crescere professionalmente. Mi piacerebbe anche fare esperienze all’estero per migliorare dal punto di vista professionale. Tuttavia, queste decisioni le prenderò giorno dopo giorno perché sono convita che, strada facendo, la passione per la professione infermieristica saprà indirizzarmi verso le mie esperienze future».

Alessandra Ricco

 

 

 

 

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