L’infermiere dirigente, il coordinatore Becattini: «Toscana all’avanguardia nel riconoscere questa figura professionale»

«Il sistema italiano non ha ancora recepito a pieno il ruolo dell’infermiere dirigente, la Toscana in questo senso può essere considerata un territorio all’avanguardia grazie alla legge regionale che istituisce standard di riferimento per gli incarichi gestionali e manageriali». A dirlo Giovanni Becattini, coordinatore del Comitato Infermieri Dirigenti Toscana in merito al ruolo di infermiere dirigente.

«Per ricoprire questo ruolo – spiega Becattini – bisogna aver maturato esperienza clinica accanto ai pazienti e aver ricoperto ruoli organizzativi nella gestione delle attività e delle competenze dei collaboratori». Per poter diventare infermiere dirigente è necessaria la laurea magistrale in scienze infermieristiche «necessaria, ma non sufficiente per assolvere le responsabilità di un vero e proprio manager quale l’infermiere dirigente deve essere» sottolinea Becattini.

Grande capacità di ascolto, di mediazione e di lavoro di squadra, visione strategica e amore per la professione e per i professionisti sono le caratteristiche richieste a un infermiere dirigente. Un ruolo carico di responsabilità e competenze articolato e diversificato per funzioni: la direzione strategica «improntata sulla programmazione, e dunque più vicino ai vertici dell’azienda che al paziente»; quella con 400-500 operatori assegnati secondo la legge toscana vicina alla linea operativa e con responsabilità di coaching del management di base e intermedio.  In questo quadro secondo il coordinatore del Comitato Infermieri Dirigenti Toscana, però, manca ancora qualcosa: «Quello che serve è la necessità di affiancare a una non ancora pienamente espressa responsabilità gestionale, il riconoscimento di elevati percorsi assistenziali in cui l’infermiere dirigente deve avere responsabilità diretta sugli assistiti» spiega Becattini sottolineando che «L’infermiere dirigente deve avere un contatto con il paziente e i suoi familiari, assumendosi la responsabilità del percorso assistenziale». Un ruolo, quindi, con funzioni diverse e tutte di grande valore per gli assistiti ed il sistema: vicino alle direzioni strategiche, leader dei gruppi di lavoro, aperto ad ogni collaborazione interprofessionale e sempre con gli assistiti al centro dei propri pensieri.

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