Nuovo coordinamento per Opi Toscana, diverse le proposte lanciate

La formazione è stata costituita lo scorso 25 novembre

Gli otto Ordini delle Professioni Infermieristiche della Toscana hanno oggi una rete formalizzata e strutturata. Infatti, lo scorso 25 novembre si è costituito ufficialmente il Coordinamento OPI della Toscana. Una nuova formazione che rappresenta circa 30mila infermieri, occupati sia nel pubblico che nel privato, così come nella libera professione. A presentare la compagine il presidente del Coordinamento, dott. Giovanni Grasso (presidente OPI Arezzo). Accanto il vicepresidente David Nucci (presidente OPI Fi-Pt) e il segretario Luca Fialdini (presidente OPI Massa Carrara).

Diverse le proposte lanciate dal coordinamento. Tra queste, l’incremento base contrattuale e il riconoscimento economico dell’esclusività delle professioni infermieristiche. Infatti tra gli obiettivi c’è quello di sostenere le modifiche normative per il riconoscimento contrattuale/economico/giuridico delle professioni infermieristiche attraverso la valorizzazione della voce contrattuale definita indennità di specificità infermieristica, voce stipendiale istituita dalla L. 178/2020, legata a specifica disposizione legislativa e già individuata contrattualmente, con la previsione di un incremento del 30%.

Sempre in quest’ottica anche il riconoscimento economico dell’esclusività per gli infermieri che lavorano sia in ambito clinico che per gli infermieri con ruolo di dirigenza manageriale all’interno dei servizi organizzativi nelle strutture pubbliche e private convenzionate, superando i vincoli del D.Lgs. n. 165/2001 o in alternativa consentire l’esercizio della libera professione extramoenia in deroga a quanto previsto dalla normativa vigente che impedisce il cumulo degli impieghi comprendendo anche gli infermieri alle dipendenze delle strutture private.

Tra i disegni avanzati c’è il riconoscimento delle competenze specialistiche. Ovvero, l’inserimento all’interno dei L.E.A. della branca specialistica assistenziale per uniformare la codifica delle prestazioni sanitarie a livello regionale e ministeriale. Secondo Opi manca il riconoscimento delle competenze specialistiche. “Oggi tutte le prestazioni assistenziali specialistiche, pur essendo declinate nel nomenclatore nazionale, non vengono attribuite agli infermieri (es. Wound Care, management accessi vascolari, stomaterapia, interventi di educazione sanitaria e aderenza terapeutica)”, hanno detto.

Da qui la proposta di autorizzare la possibilità di prescrivere alcune categorie di farmaci e ausili/presidi come strumento per l’applicazione delle competenze specialistiche, che rientrano nella sfera di conoscenza e competenza infermieristica, come già accade in diversi Paesi europei e che rendono l’Italia un Paese inadempiente rispetto alla libera circolazione dei professionisti in Europa, come definito dalla direttiva 2013/55/UE. Tra le richieste il riconoscimento della figura dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità quale professionista responsabile dei processi infermieristici in ambito famigliare e comunitario.

Altro punto è l’evoluzione del percorso formativo universitario ovvero la necessità di valorizzare la formazione infermieristica all’interno delle Facoltà. Prevedere, quindi, il superamento delle disposizioni contenute nell’art. 6, comma 3 del D.Lgs. n. 502/92 e completare il percorso di formazione universitaria infermieristica con l’istituzione delle Lauree Magistrali ad indirizzo clinico e delle Scuole di specializzazione. Correlare strutturalmente i posti del corso di Laurea abilitante e delle lauree specialistiche adeguandole al fabbisogno del sistema salute. Finanziare il fondo previsto per sostenere la docenza universitaria e aumentare il numero dei professori MED/45, al fine di rendere qualitativamente sostenibile quanto sopra esposto (ad oggi il rapporto docente incardinato/studente è circa di 1:1.350).

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