Oncologia, al via il progetto pilota di riorganizzazione di Ispro

Un progetto sperimentale della durata di una anno che punta a riorganizzare le attività oncologiche a livello territoriale. Delineando un modello organizzativo omogeneo in tutta la Toscana. Proposto, coordinato e monitorato da Ispro (Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologia) il progetto si propone di capitalizzare l’esperienza maturata nella gestione della fase di emergenza Covid. E di ridefinire l’organizzazione complessiva dell’assistenza oncologica nell’ambito del servizio sanitario regionale.

Una riorganizzazione che prende le mosse da quanto fatto per l’oncologia in fase Covid

La riorganizzazione delle attività oncologiche, legata alla gestione dell’emergenza Covid, ha infatti determinato la messa in atto di alcune soluzioni organizzative. Una su tutte l’attivazione di modelli sperimentali di presa in carico a distanza del paziente, a livello territoriale e domiciliare. Partendo da queste esperienze, l’obbiettivo è creare quindi un modello regionale, promuovendo lo sviluppo e la disponibilità di competenze adeguate per la gestione dei pazienti anche al di fuori dell’ospedale. Andando così a rafforzare la rete oncologica oltre l’attuale logica organizzativa di integrazione ospedale-territorio.

Un periodo sperimentale di 12 mesi in cui si cercherà di individuare quali attività possono essere delocalizzate

Il progetto sperimentale di Ispro, che avrà un costo complessivo di 290 mila euro, durerà 12 mesi. Sarà declinato in tre Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) di medici di medicina generale, una per ciascuna delle tre Aree vaste della Toscana (Centro, Nord Ovest, Sud Est). La proposta è quella di identificare le attività candidate alla delocalizzazione e le competenze attribuite all’oncologo territoriale per ciascuna di esse. Saranno poi delineate le tipologie di pazienti oncologici sulle quali focalizzare l’attenzione per un’eventuale richiesta di inserimento nel circuito delle cure intermedie.

Giani:«esperienza di Ispro può essere utile a farci fare un ulteriore salto di qualità nella cura dei pazienti oncologici»

«L’esperienza di Ispro può essere utile a farci fare un ulteriore salto di qualità nella cura dei pazienti oncologici. Soprattutto a domicilio e nei territori dove vivono, laddove abbiano bisogno di essere seguiti anche sul piano psicologico, riabilitativo e nutrizionale – ha detto il presidente della Regione Toscana  Eugenio Giani -. La pandemia ci ha costretto a rivedere i modelli organizzativi tradizionali. Sperimentandone altri, che perfezionati in modo omogeneo e diffusi nei singoli territori, ci offrono una nuova strada da percorrere. A vantaggio dell’assistenza più ampia possibile del malato oncologico».

Bezzini:«l’obbiettivo è rafforzare la rete oncologica a livello territoriale in raccordo con gli ospedali di riferimento»

«Al termine del progetto, Ispro produrrà un documento tecnico con i risultati della sperimentazione. E l’indicazione dei requisiti organizzativi del modello e i relativi indicatori di monitoraggio – ha aggiunto l’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini -. Questo documento sarà messo a nostra disposizione per l’eventuale adozione a regime del modello e la progressiva estensione e a tutto il territorio. Il nostro obbiettivo è rafforzare la rete oncologica a livello territoriale in raccordo con gli ospedali di riferimento. Per fornire risposte coerenti e proporzionate al reale fabbisogno espresso dai pazienti oncologici».

Amunni:«l’emergenza Covid ci ha offerto l’opportunità di sperimentare nuovi modelli organizzativi »

«Le competenze oncologiche che abbiamo, in ospedale come sul territorio in stretta collaborazione con la medicina generale, hanno dovuto confrontarsi con una sfida epocale dovuta al Covid – ha spiegato Gianni Amunni, direttore generale di Ispro -. La difficoltà del momento e la necessità di riorganizzarsi velocemente, per continuare a garantire l’assistenza clinica e la continuità della cura dei pazienti oncologici fuori dall’ospedale, ci ha offerto l’opportunità di sperimentare nuovi modelli organizzativi. Per una gestione sempre più adeguata dei percorsi di controllo nel corso della terapia dopo l’intervento clinico».

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