Fine vita, il tavolo tecnico è operativo

Entro 30 giorni si dovrà mettere a punto una strategia per facilitare la ripresa delle relazioni tra degenti e congiunti

Alleviare la solitudine e la sofferenza delle persone più fragili, in ospedale o in Rsa, private delle relazioni affettive a causa del Covid. Questa l’esigenza a cui cerca di rispondere il tavolo tecnico sul fine vita che si è riunito il 2 dicembre scorso. Nato dalla sinergia tra l’assessorato alla sanità e quello alle politiche sociali della Regione Toscana, è coordinato da Alfredo Zuppiroli, presidente della Commissione regionale di Bioetica. Il tavolo punta a fornire entro 30 giorni criteri e percorsi condivisi e uniformi, per facilitare la ripresa delle relazioni tra degenti e congiunti in ospedale, rsa e nella fase delle cure palliative.

Non solo fine vita: l’obbiettivo è alleviare la solitudine dei degenti in ospedali, Rsa, e affidati alle cure palliative

La prima riunione ha permesso di individuare alcuni punti fermi. Primo su tutti l’agire in sicurezza per prevenire la diffusione del contagio. Ma anche verificare le esperienze attive per esportarne i risultati positivi nel territorio regionale. E ancora analizzare i diversi setting di cura per identificare i percorsi di apertura possibile, gli screening necessari, le criticità e le risorse disponibili. In tema di Rsa, la Regione aveva già deliberato uno specifico finanziamento per dare operatività alle comunicazioni telematiche e a progetti come “le stanze degli abbracci”.

«La pandemia ha mostrato con chiarezza quanto sia importante non trascurare i tempi e gli spazi per le relazioni, l’umanizzazione delle cure e l’affetto dei familiari – ha detto l’assessore alla sanità, Simone Bezzini -. Partiamo da qui, per individuare organizzazione e modalità più opportune per contrastare la solitudine, consentire le visite in sicurezza e dare centralità ai vissuti dei pazienti. Tra le risorse individuate c’è anche il volontariato il cui ruolo è prezioso».

«Durante l’incontro abbiamo ribadito l’importanza del distanziamento fisico. Che però non deve significare distanziamento relazionale, fino ad arrivare, come in alcuni casi abbiamo visto, all’annullamento stesso delle relazioni – spiega Alfredo  Zuppiroli -. La solitudine è uno dei più gravi ‘effetti collaterali’ di questa pandemia. Non solo per i danni psicologici, ma anche per il rischio di minore efficacia delle terapie».

I commenti dell’associazione “Tutto è vita” e della Fondazione Meyer onlus

La richiesta di lavorare su questi temi era arrivata nelle scorse settimane dall’associazione “Tutto è vita” e dalla Fondazione Meyer onlus. «Un primo incontro, decisamente operativo e con idee concrete – commenta Guidalberto Bormolini, presidente dell’associazione “Tutto è vita onlus” -. La Regione Toscana è stata lungimirante. Garantire la sicurezza del paziente e dei suoi familiari non esclude la cura amorevole della persona nel fine vita. Le due azioni non sono in contrasto».

«Abbiamo messo a punto vari passaggi operativi nel corso di un confronto franco, aperto e costruttivo. Tenendo conto anche degli ospiti delle Rsa – aggiunge Gianpaolo Donzelli, presidente della Fondazione Meyer onlus -. La Regione Toscana sta facendo da apripista, mettendo a punto un modello organizzativo a più livelli, che sta coinvolgendo altre Regioni e lo stesso Governo. La Toscana sta dimostrando ancora una volta di essere una Regione in grado di esprimere valori etici e morali profondi».

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