Giornata della copertura sanitaria universale, intervista al presidente Eugenio Giani

Oggi ricorre la giornata dedicata all’accesso universale al servizio sanitario. Ne abbiamo parlato con il presidente della Regione Toscana

di Beatrice Botticelli

Il 12 dicembre 2012 le Nazioni Unite hanno approvato all’unanimità il concetto di Copertura sanitaria universale. Da allora, il 12 dicembre è la Giornata della copertura sanitaria universale (UHC). Il tema centrale della giornata è che ogni persona, a prescindere dall’età, dal sesso o dall’estrazione sociale deve poter accedere a servizi sanitari di qualità, senza doversi misurare con difficoltà legate alle proprie disponibilità economiche. Una battaglia in cui anche gli infermieri stanno facendo la loro parte.

L’amministratore delegato dell’International Nurses Council, Howard Catton, ha dichiarato che “gli infermieri di tutto il mondo stanno lavorando duramente per mantenere le promesse della dichiarazione sulla copertura sanitaria universale ma sono ostacolati da carenza di personale, percorsi formativi non all’altezza e mancanza di risorse”. Ne abbiamo parlato con il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.

Presidente, oggi ricorre la Giornata della copertura sanitaria universale il cui obbiettivo è estendere a ogni cittadino la possibilità di fruire di servizi sanitari di qualità. In Italia a differenza di altri Paesi il servizio sanitario garantisce cure a tutti i cittadini. Cosa si potrebbe fare a livello regionale per essere ancora più vicini a una sanità fondata su universalità e gratuità?

“L’universalità è un fine che si persegue a moto continuo, nel rigoroso computo di costi e servizi e investendo costantemente sulla cultura della prevenzione. E’ fondamentale censire i bisogni a livello di area, capire quali sono i settori più sotto stress e per quale ragione. E’ importante il lavoro delle Aziende sul territorio: definire criticità e punti di forza anche a livello di strutture permette di intervenire su domanda di cura e assistenza, liberando risorse da investire là dove servono. La pandemia ha portato alla luce alcune fragilità del sistema: pochi giorni fa abbiamo inaugurato il centro Creaf a Prato, allestendo in tempi record una struttura di 190 posti letto che rimarranno a disposizione del territorio. Ed è sotto gli occhi di tutti la necessità di integrare le fila del personale sanitario”.

Studi e ricerche confermano una forte correlazione tra povertà e malattia. L’insorgenza del cancro, in particolare, è legata ai fattori socio-economici che incidono sulla possibilità di accesso alle cure e di una diagnosi tempestiva ma anche sulla stessa prevenzione. Quali sono secondo lei le politiche da mettere in atto per invertire questa tendenza?

“La salute è un bene primario, individuale e collettivo e la pandemia non ha certo mandato le altre malattie in lockdown; nessuna regione è riuscita a sottrarsi alle ricadute, ad esempio, sugli screening oncologici, l’accesso alle cure, le visite specialistiche. E’ ovvio che se si sottraggono risorse organizzative, finanziarie e umane alla cura si aumentano le disuguaglianze. Politicamente sono convinto che la lotta alla solitudine – a ogni solitudine – sia il primo passo per una ‘politica di salute’. Un’efficace rete territoriale intercetta bisogni e anticipa necessità, in questo senso è essenziale il rapporto con il terzo settore.
La prevenzione è fatta soprattutto di atteggiamenti responsabili e  individuali. Nelle scuole si potrebbe trasformare la pandemia in un’occasione di ‘cultura della salute, della cura di se stessi e della prevenzione’. Come Regione siamo impegnati a ripensare il sistema delle risposte alla non autosufficienza, che non vuol dire solo Rsa. Personalmente condivido l’appello rivolto dai vescovi pochi giorni fa alla cura degli anziani”.

Uno dei temi principali che l’emergenza Covid ha messo in evidenza è la carenza di infermieri, la cui presenza capillare all’interno del servizio sanitario è ritenuta indispensabile per garantire una copertura sanitaria universale. In Toscana ci sono allo studio misure per reclutarne di nuovi e per sostenere il loro sviluppo professionale?

“Assolutamente sì. Intanto ricordo che siamo stati la prima regione a firmare un accordo per il riconoscimento di un’indennità ai lavoratori della sanità pubblica a contatto con il Covid. Certo, ora rimane da pensare a chi opera in servizi pubblici esposti al contagio con contratto privato, come nelle  nella case di cura private e nelle Rsa. Siamo fortemente impegnati nella creazione di nuovi posti letto, che ovviamente richiedono personale dedicato. La Toscana, anche in questo ambito ha lavorato con grande impegno e in tempi rapidi. Delle ultime nuove assunzioni a tempo indeterminato alle quali abbiamo dato corso, 2825 sono infermieri; 1620 Oss; 317 assistenti e tecnici e 207 medici. Stiamo lavorando per incrementare questi numeri. L’efficace distribuzione delle risorse infermieristiche, in particolare, è fondamentale nell’organizzazione di un presidio ospedaliero: la migliore assistenza sanitaria possibile deve avvenire secondo l’intensità di nursing richiesta, vale a dire tenendo conto dei carichi di lavoro e dell’intensità dell’assistenza secondo le esigenze dei vari pazienti. L’infermiere è la figura che porta la persona al centro del sistema di cura e salute. La Toscana e Firenze vantano un ‘primato’ mondiale: nacque a Firenze, il 12 maggio del 1820, Florence Nightingale, considerata fondatrice delle scienze infermieristiche moderne. Oggi festeggiamo, con l’omaggio a questa importante professione, anche una ‘paternità’ tutta toscana”.

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