I diritti umani e l’umanità dell’oblio oncologico

Nella Giornata mondiale che celebra la Dichiarazione universale dell’Onu del 1948, uno sguardo a un nuovo fondamentale diritto conquistato in Italia

Il diritto alla vita, alla libertà di pensiero e d’espressione, alla non discriminazione. Ma oggi anche il diritto a vivere con dignità e speranza dopo la malattia. Il 10 dicembre, in tutto il mondo, si celebra la Giornata mondiale dei diritti umani, istituita per ricordare la proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948.

In Toscana, dal 1997, ogni anno la ricorrenza è ricordata attraverso il Meeting sui diritti umani, un’iniziativa organizzata dalla Regione Toscana che si svolge a Firenze. Il Meeting, che quest’anno celebra la XXVII edizione e sarà dedicato al tema delle migrazioni, costituisce da anni un punto di riferimento all’interno della programmazione didattica di tante scuole medie e superiori di tutto il territorio regionale. La manifestazione si terrà, in forma virtuale, martedì 19 dicembre 2023, dalle ore 9.30 alle 12.30, al Cinema la Compagnia, via Cavour 50/r, Firenze.

Ma quest’anno la ricorrenza arriva a pochi giorni da un diritto fondamentale conquistato dal nostro Paese: quello all’oblio oncologico. Un diritto che pur non essendo parte dei 30 articoli della Dichiarazione universale, rappresenta par tantissime persone un traguardo essenziale.

Proprio lo scorso 5 dicembre infatti, il Senato ha approvato all’unanimità le nuove norme a tutela delle persone guarite dal cancro, volte a prevenire dalle discriminazioni e tutelare, appunto, i diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche.

Il “diritto all’oblio oncologico” garantisce alle persone guarite da patologie oncologica la possibilità di non fornire informazioni né subire indagini in merito alla propria pregressa condizione patologica, nel caso in cui siano passati 10 anni dal termine delle cure attive e 5 nel caso di tumori diagnosticati prima dei 21 anni d’età. Secondo la Fondazione Veronesi si stima che sia il caso di un milione di persone in Italia.

Fino a pochi giorni fa, nonostante l’avvenuta guarigione clinica, molte persone guarite dal tumore si trovavano a essere discriminate nell’esercizio dei propri diritti, in particolare con riferimento all’accesso a servizi finanziari, bancari e assicurativi ma anche al mondo del lavoro (compresi concorsi e formazione professionale, inserimenti, servizi, carriere e retribuzioni).

La legge italiana è quindi intervenuta rimuovendo, ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione, gli ostacoli che limitano l’eguaglianza di questi soggetti la cui aspettativa di vita è aumentata, incluse le limitazioni all’accesso alle procedure di adozione di minori.

Tutte le persone che hanno sperimentato la lotta al tumore potranno quindi mettere finalmente un punto e andare avanti con la propria vita, senza doversi vedere negato o proposto a condizioni sfavorevoli, ad esempio, l’accesso ad un mutuo o ad una polizza assicurativa, oppure a un bando di concorso pubblico o privato.

L’Italia è uno dei primi Paesi europei ad aver adottato la norma, insieme a Francia, Paesi Bassi, Portogallo e Lussemburgo, sulla scia di quanto richiesto dalla Risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022, secondo cui “le compagnie di assicurazione e le banche non dovrebbero considerare la storia clinica delle persone colpite da cancro”, in modo tale da garantire che i sopravvissuti a patologie oncologiche non vengano discriminati rispetto al resto dei consumatori.

In particolare, la risoluzione chiede che “entro il 2025, al più tardi, tutti gli Stati membri garantiscano il diritto all’oblio a tutti i pazienti europei dopo 10 anni dalla fine del trattamento e fino a 5 anni dopo la fine del trattamento per i pazienti per i quali la diagnosi è stata formulata prima dei 18 anni di età”. L’Italia si è messa avanti.

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