Ictus: «Vi spiego come si interviene tempestivamente con il percorso diagnostico terapeutico»

L’intervista a Cristina Riganti, una delle referenti Stroke Team per il presidio ospedaliero San Jacopo

La centrale operativa 118 Pistoia-Empoli è stata premiata a Barcellona, all’Eusem 2023 (European Emergency medicine Congress), per il percorso diagnostico terapeutico dell’ictus. La struttura operativa coordina i soccorsi e l’emergenza urgenza anche nei quattro Comuni della Zona del Cuoio (San Miniato, Santa Croce, Castelfranco e Montopoli). Il riconoscimento arriva per “gli ottimi risultati raggiunti nel percorso diagnostico terapeutico dell’ictus”. Ne abbiamo parlato con l’infermiera Cristina Riganti, una delle referenti Stroke Team per il presidio ospedaliero San Jacopo. 

Come riconoscere i segnali di ictus?

«Con la Cincinnati Stroke Scale (Cpss), una scala Pre-Ospedaliera di valutazione, che permette di individuare la presenza di paralisi facciali con deviazione della rima buccale, deficit motori degli arti superiori, o deficit del linguaggio; in presenza di un solo segno c’è il 72% di probabilità che ci sia un ictus in corso; in presenza di tutti e tre i segni la probabilità sale al di sopra dell’85%».

Qual è la differenza tra infarto e ictus Ischemico?

«In entrambi i casi l’irrorazione sanguigna diminuisce o viene a mancare in seguito all’occlusione di uno o più vasi; se il problema si presenta a livello cardiaco si parla di infarto se è a livello cerebrale si parla di ictus ischemico. Invece nel caso in cui a livello cerebrale si verifichi la rottura di uno o più vasi sanguigni si parla di ictus emorragico».

Cosa fare se si è soli in casa?

«Occorre, se si riesce, chiamare o far chiamare il numero unico di emergenza 112 e farsi guidare dalle prime indicazioni che vengono date dall’infermiere della Centrale Operativa».

E se si volesse soccorrere qualcuno per strada?

«Va sempre chiamato il 112, senza prendere iniziative in autonomia».

Come si gestisce un paziente con ictus?

«Bisogna seguire dei protocolli. Di base, serve registrare nell’immediato la valutazione del paziente: RI-valutazione Cpss, Abcde, la rilevazione dei parametri vitali, quella della glicemia, il posizionamento di almeno un accesso venoso, l’effettuazione di un elettrocardiogramma. Sicuramente poi occorre un’ottima formazione».

In cosa consiste il percorso diagnostico terapeutico dell’ictus?

«È un percorso emergenziale, studiato per intervenire prima che il paziente affetto da ictus arrivi in ospedale, sottoponendolo a verifiche e trattamenti tempestivi, in modo da evitare che abbia danni permanenti. Già a partire dall’intervista che viene fatta dal 118 al paziente o al cittadino soccorritore si cerca di capire se il problema da gestire sia neurologico. In base a questo si valuta se inviare sul posto l’automedica, l’ambulanza infermieristica oppure l’ambulanza con soli volontari. In caso di sospetto ictus scatta la fase successiva, il percorso stroke. Vengono allertati il pronto soccorso (medici, infermieri e Oss) e il neurologo se presente nel presidio Ospedaliero, comunicando dati del paziente, l’orario dell’insorgenza dei sintomi, la tipologia di deficit, i farmaci assunti, le patologie presenti, il grado di autosufficienza, il contatto telefonico di un familiare e i parametri vitali. Tutto questo permette al paziente di guadagnare minuti preziosi. Sapere che sta arrivando in ospedale un paziente con sospetto ictus consente anche di tenere la Tac libera, risparmiare tempo, ed evitare danni più estesi».

E se il paziente viene trovato in strada, impossibilitato a comunicare? 

«Il Pronto Soccorso risale ai suoi precedenti accessi per intercettare il contatto di un familiare di riferimento».

E dopo?

«Vengono eseguiti gli esami ematici e poi si passa alla fase diagnostica, dalla Tac per escludere un problema emorragico alla trombolisi, e successivamente all’Angio–Tac. Se necessario, tramite telemedicina, si inviano le immagini alla Neuroradiologia di Careggi che decide se intervenire con la Trombectomia cioè la rimozione meccanica del trombo».

Come ha conosciuto questo percorso emergenziale?

«Nel 2021 sono stata relatrice per un seminario del Team di Santa Maria Nuova e qui ho conosciuto i referenti di “Angels”, società che si occupa di ottimizzare la gestione dei pazienti colpiti da Ictus Ischemico acuto sia favorendo l’implementazione del numero di ospedali e sistemi di emergenza urgenza territoriali già attrezzati per la cura di questa patologia sia migliorando la qualità di trattamento nei centri ictus già esistenti, tramite raccolta dati secondo criteri specifici. Trovo che questo progetto sia di vitale importanza per la salute dei pazienti e un aiuto per l’operato del personale sanitario».

Alessandra Ricco

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