Implementare l’infermiere di comunità: il plauso di Opi Firenze-Pistoia alla mozione approvata dal Consiglio Regionale della Toscana

Una mozione alla Giunta, approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale della Toscana, per implementare il modello assistenziale dell’infermiere di famiglia e comunità. L’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia accoglie con favore la notizia dell’iniziativa, che punta a dare gambe a una figura ritenuta ormai indispensabile per un’efficace assistenza territoriale al cittadino. L’atto di indirizzo ha visto come primo firmatario Nicola Ciolini (Pd) ed è stato sottoscritto da Enrico Sostegni, Ilaria Giovannetti, Antonio Mazzeo, Ilaria Bugetti, Fiammetta Capirossi, Leonardo Marras e Lucia De Robertis del Pd, Serena Spinelli del gruppo Misto e Stefano Scaramelli di Italia Viva.

«Riteniamo davvero importante un’iniziativa che va verso la diffusione capillare sul territorio dell’infermiere di famiglia e comunità – commenta Danilo Massai, presidente di Opi Firenze Pistoia -. Da tempo il nostro ordine sostiene la necessità di superare la fase sperimentale di questo modello di assistenza, che può davvero rappresentare un punto di riferimento per i cittadini sul territorio, riducendo sensibilmente il numero di accessi agli ospedali. Non si può più rimandare questo passaggio, dobbiamo garantire alle persone continuità assistenziale. E l’esperienza del Coronavirus ne ha dato la prova: con una figura in grado di dare adeguata assistenza sul territorio, avremmo potuto affrontare diversamente l’emergenza».

Due gli emendamenti alla mozione accolti. Con il primo, proposto da Lucia De Robertis (Pd), si “prende positivamente atto” di quanto previsto dall’articolo 1 del Dpcm 34 che detta “disposizioni urgenti in materia di assistenza territoriale” e che prevede il “rafforzamento dei servizi infermieristici, con l’introduzione dell’infermiere di famiglia o di comunità” per potenziare la presa in carico sul territorio dei soggetti infettati da Covid-19, prevedendo la possibilità, per gli enti del Servizio sanitario, di utilizzare forme di lavoro autonomo dal 15 maggio al 31 dicembre dell’anno in corso e, a partire dal 2021, di “procedere al reclutamento di infermieri, in numero non superiore a 8 unità ogni 50mila abitanti, attraverso assunzioni a tempo indeterminato”. Il secondo emendamento, proposto da Stefano Scaramelli (Italia Viva), introduce, a fianco della figura dell’infermiere, anche la figura del fisioterapista di comunità.

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