Infermieri, il futuro è nella specializzazione ma serve riconoscimento

Nucci, Opi Fi-Pt: «le competenze possono garantire la tenuta del sistema, ma queste devono avere un peso»

 «La professione infermieristica sta vivendo un momento difficile: agli infermieri si chiede di dare sempre di più ma si riconosce loro sempre meno. Si evidenzia a più riprese la necessità di maggiore specializzazione che nella vita concreta, però, non trova valorizzazione. Anche per questo la nostra è una professione che in futuro sarà sempre meno scelta; una prospettiva che rischia di influire negativamente sul sistema sanitario e quindi, di riflesso, sui cittadini».

Secondo David Nucci, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia, per tenere in vita il sistema è necessario un cambio di rotta che non può più attendere.

«Crediamo fortemente che la chiave del futuro dell’infermieristica sia la specializzazione – spiega Nucci -. Ma non possiamo negare una realtà fondamentale: stando ai dati, da qui a tre anni avremo sia il 30% in meno di persone che sceglieranno la laurea triennale sia un 30% di professionisti che andranno in pensione. Se le cose non cambiano, ad esempio, nel giro di un triennio, l’Ordine di Firenze Pistoia passerà da 9500 a 7000 iscrittiProfessionalità che non potremo recuperare perché non ci saranno nuovi ingressi. Il motivo? Ci troveremo davanti una professione sempre meno appetibile».

«Il sistema attuale – prosegue – poggia sulla figura di infermiere come un professionista interscambiabile, dal profilo fluido: un assetto che non ci possiamo più permettere, perché domani, quando non avremo professionisti, dovremo interagire con altre figure che avranno probabilmente una minore formazione. Ecco che allora ha senso la specializzazione clinica; ha senso sfruttare le competenze avanzate del professionista anche per contaminare gli altri e garantire outcome di alto livello, come già accade in altri Paesi. Se rimaniamo fermi perdiamo la sfida e l’infermieristica muore, relegata alla tecnica».

«Quindi ben venga puntare sulle competenze, con la consapevolezza però che queste hanno e devono avere un peso. Le competenze devono trovare riconoscimento nell’organizzazione del lavoro ma anche dal lato economico, cosa che non avviene, nonostante i nuovi contratti lo prevedano. Questa consapevolezza – conclude David Nucci -, insieme ad altri motivi, sta creando grande malcontento; un sentimento di frustrazione che sta portando a scioperi e forme protesta che comprendiamo. Per quanto gli compete, l’Ordine continuerà a lavorare perché questi aspetti vengano valorizzati e gli obiettivi raggiunti, perché è l’ora di dimostrare che la professione infermieristica conta».

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