L’uso dell’ecografo come supporto operativo infermieristico: indagine conoscitiva

A cura di:

Niccolo’ Pasquinelli, Infermiere, Casa di Cura Villa Fiorita – Prato

Francesca Vacchina, Formatore CdL in Infermieristica, Università degli Studi di Firenze – sede di Empoli (FI)

 

Qualche anno fa parlare dell’uso dell’ecografo da parte dell’infermiere era utopico, oggi invece ci sono contesti dove viene utilizzato regolarmente.

L’ecografia o ecotomografia è una tecnica diagnostica basata sull’eco di onde ultrasoniche ad alta frequenza, inviate sull’organo in esame; tuttavia l’ecografo non è da considerarsi solo come uno strumento diagnostico, ma anche quale supporto a procedure tecniche. Questo fa sì che si possa considerare una metodica multidisciplinare e multiprofessionale.Infatti l’ecografo è diventato uno strumento multidisciplinare utilizzato da diverse figure  professionali sanitarie, anche non mediche, accomunate da esigenze di approccio rapido e non invasivo all’utente.

Dal punto di vista giuridico il suo impiego non è disciplinato da alcuna norma che ne determini l’esclusività di utilizzo. Pertanto, dopo un percorso formativo avanzato, può essere di aiuto anche all’infermiere nel momento in cui si trova nella necessità di effettuare procedure invasive, nel raccogliere dati in triage o per una valutazione clinica.

L’ecografo quindi viene impiegato non a scopo diagnostico, ma per ridurre le difficoltà, le complicanze e i tentativi necessari per l’esecuzione di certe manovre. Discostandosi da fini diagnostici, può essere pertanto equiparato all’utilizzo del fonendoscopio, ovvero uno strumento  utile ai fini di una maggiore accuratezza nelle prestazioni infermieristiche, determinando così un miglioramento della qualità dell’assistenza, della soddisfazione dell’utente e dell’autonomia professionale.

L’utilizzo dell’ecografo viene distinto a scopo diagnostico e a scopo interventistico od operativo. Quando con finalità puramente diagnostica è attività esclusiva del medico, mentre l’infermiere lo utilizza mirandolo al percorso assistenziale, con  importanti benefici per l’utente e per l’organizzazione sanitaria.

L’ecografo a scopo operativo può avere un ruolo essenziale in tecniche tradizionali, normalmente effettuate senza possibilità di riscontri. Ne sono esempi:

– la visualizzazione del percorso degli accessi venosi periferici

– l’identificazione di un globo vescicale in pazienti obesi o ascitici

– la valutazione del residuo post-minzionale

– l’individuazione del catetere migliore da utilizzare in un certo caso, permettendo di seguire la progressione in vescica in caso di difficoltà d’inserimento

– la valutazione delle emergenze respiratorie in triage, differenziando soggetti dispnoici con polmone “asciutto” da quello “umido”

– la verifica del corretto posizionamento del sondino naso-gastrico.

In ambito di emergenza/urgenza, nella gestione del paziente traumatizzato, l’infermiere può ricorrere anche alla valutazione FAST (Focused Assessment with Sonography for Trauma) per identificare la presenza di liquido libero in cavità addominale.

Obiettivo di questo studio è valutare le conoscenze, l’utilizzo e lo sviluppo dell’uso infermieristico dell’ecografo.

 

Il percorso di indagine

Lo studio ha visto dapprima una revisione della letteratura, dalla quale non è esitato il rintracciamento di pubblicazioni mirate al nostro scopo. E’ stato quindi predisposto un questionario ad hoc, creato online tramite il programma Google Moduli; la diffusione del questionario è stata possibile attraverso il web e i principali siti e forum che trattano tematiche infermieristiche. È stato pubblicato sul sito web di diverse piattaforme (Infermieri-Attivi; Forum infermieri; Nurse24.it; Infermiere informato) così come nelle principali pagine e nei gruppi creati e dedicati agli infermieri sui social network (es. Facebook ed Instagram).

Il questionario era accompagnato da una lettera di presentazione in cui si spiegava la finalità, invitando gli infermieri alla collaborazione e assicurando esplicitamente l’anonimato dei dati e il loro trattamento ai soli fini dello studio.  Il questionario era composto da 14 domande, di cui 5 a risposta semichiusa, 6 a risposta chiusa, 2 a risposta multipla e una con  l’utilizzo della scala Likert. Si è trattato di item incentrati soprattutto sulle conoscenze in merito all’argomento, sull’utilizzo dell’ecografo, sulla formazione svolta in merito e su dove si riteneva opportuno svolgere la formazione sul campo sull’uso dell’ecografo.

Il questionario è rimasto a disposizione per la compilazione nel periodo 3/05/2021 – 15/09/2021.

 

Risultati

Sono state raccolte 411 risposte. I rispondenti hanno un’età compresa tra i 25 e 35 anni (68,5%) e  lavorano come infermieri da 1 a 5 anni (36,6%).

Il 39,8% dichiara di lavorare in area critica, il 25,4% in area medica, l’11,7% in area chirurgica, il 6,8% nel territorio e infine il 4,6% in ambulatorio. La maggioranza dei rispondenti è a conoscenza dell’utilizzo dell’ecografo relativamente ai vantaggi che può portare (92%) e ne riconoscono l’utilità. Dove presente l’ecografo, viene  utilizzato principalmente dal medico, anche se il 41% afferma che sia usato sia dal medico che dall’infermiere: questo conferma il progressivo sviluppo di questa metodica a livello infermieristico.

Malgrado la maggior parte (61,7%) non abbia la formazione e le conoscenze per usare l’ecografo, risulta particolare che il 94,1% dei professionisti ritengano l’ecografo applicabile alla loro realtà lavorativa. Il 95,4% dei rispondenti, in base probabilmente alla loro esperienza  o conoscenze specifiche, userebbe l’ecografo per la gestione degli accessi venosi periferici. Nonostante la  maggioranza non abbia mai usato questa metodica, sono emersi risultati incoraggianti sulla volontà di utilizzarla e quindi di conseguire la formazione necessaria per utilizzarlo (50,7%). Nell’ultima domanda in cui abbiamo chiesto in quale unità operativa fosse più opportuno avere infermieri formati per utilizzare l’ecografo, è emerso che sia più necessario in: Terapia Intensiva/Rianimazione; Medicina; DEA; Unità Terapia Intensiva Coronarica; Chirurgia; Cardiologia; Geriatria; Pediatria; Oncologia; Sala Operatoria; Ortopedia e Traumatologia; Neurologia; Malattie infettive. Al contrario in Poliambulatorio e in Psichiatria è risultato che non se ne abbia la necessità.

 

Conclusioni 

Sebbene la maggior parte dei soggetti rispondenti riconosca l’ecografo come uno strumento per l’attività infermieristica, ilsuo  utilizzo nei vari ambiti è ancora all’inizio e la maggior parte dei professionisti non ha una formazione specifica. Tuttavia ci  troviamo comunque in ottica di un progressivo sviluppo, in quanto la maggioranza ha espresso la volontà di utilizzarlo e quindi di conseguire la formazione necessaria.

È necessario quindi implementare la formazione, così da  permettere ad ogni professionista il suo utilizzo come presidio ordinario nel quotidiano.

 

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