Micro innesto cutaneo con Hy Tissue Micrograft: è la prima volta in Toscana

L’intervento innovativo è avvenuto al Biomedical di Monsummano Terme (Pt)

È una signora di 78 anni la prima paziente in Toscana a effettuare un innesto cutaneo utilizzando il metodo “Hy Tissue Micrograft”. L’intervento, erogabile sia in convenzione Ssn che privatamente, è avvenuto nei giorni scorsi nella struttura sanitaria Biomedical di Monsummano Terme (Pt).

Si tratta di un trattamento altamente innovativo nell’ambito della medicina rigenerativa, utile in tutti i campi in cui sia presente una lesione cutanea resistente ai trattamenti conservativi avanzati. La novità è che il paziente, in questo caso, è allo stesso tempo donatore e ricevente del tessuto. Ma sta anche nella rapidità della procedura e nella sua mini invasività, con il conseguente risparmio di tessuto dalla zona del prelievo, in modo da avere minimi esiti cicatriziali a carico di tale zona.

L’operazione è stata eseguita dal chirurgo Niccolò Francioli, coadiuvato dall’infermiere specializzato in “wound care” Francesco Paoli, esperto nella cura di lesioni e ulcere cutanee che si è occupato di seguire il paziente anche dopo l’intervento.

«L’intervento è durato un’ora, si è svolto in anestesia locale e la paziente è stata dimessa in giornata – dice Niccolò Francioli, chirurgo e direttore sanitario di Biomedical -. Alla signora sono stati eseguiti molteplici microinnesti cutanei nella zona pretibiale bilateralmente con un prelievo fatto alla radice della coscia sinistra. L’obbiettivo in questo caso era coprire una zona ulcerosa che non riusciva a guarire con le medicazioni avanzate. Hy Tissue Micrograft, in media, permette con un prelievo di 2 centimetri quadri di coprire un’ulcera di 10×10 centimetri. Questo perché il kit consente di disgregare il tessuto prelevato, rendendolo dopo soli 90 secondi una soluzione iniettabile nella zona da trattare. Si ricorre a questo sistema quando ci sono delle ferite che non guariscono nonostante le medicazioni avanzate trattate dall’infermiere e che hanno bisogno dell’ausilio del chirurgo, come per esempio quelle dovute a ustioni, incidenti, patologie come il diabete, ulcere in prossimità del tendine achilleo, revisioni cicatriziali. Tale metodica è la più rapida per ottenere micro innesti tissutali immediatamente utilizzabili in ambito clinico. Per non parlare dell’altissima vitalità cellulare che rimane all’interno dell’innesto. Quello che conta per la fattibilità dell’operazione – prosegue – trattandosi di una procedura avanzata di secondo livello è che la ferita non sia infetta e che nelle settimane precedenti venga preparata al meglio dall’infermiere specializzato, che in questo tipo di operazione ha un ruolo cruciale».

«A distanza di una settimana, la paziente sta bene e la ferita non le ha causato dolore o complicazioni – spiega Francesco Paoli, infermiere di “wound care” presso la struttura sanitaria pistoiese che ha partecipato all’intervento e che seguiva la paziente da lungo periodo -. Operazioni come questa, per una buona riuscita, hanno bisogno dell’assist di una forma di infermieristica avanzata, che vede come centrale il ruolo dell’infermiere specialista. Questo perché se la ferita non viene preparata adeguatamente l’intervento può non riuscire e anche la gestione post operatoria ha bisogno di una preparazione adeguata. Si tratta quindi di un gioco di squadra essenziale tra chirurgo e infermiere da cui non si può prescindere».

Alessandra Ricco

 

 

 

 

 

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