L’idea di un gruppo di infermiere e operatrici socio sanitarie
Regali ai pazienti per rendere più sereno il clima natalizio. Succede nel reparto di emodialisi del presidio ospedaliero del San Jacopo di Pistoia. Qui un gruppo di infermiere e operatrici socio sanitarie (Oss), coordinati da Moira Arcangeli, hanno deciso di creare doni natalizi per i loro pazienti. E continuare, anche dopo il turno in corsia, a dedicarsi a loro.
«Il Covid ha tentato di fermarci, ma noi non potevamo non cercare di mantenere almeno sul Natale un aspetto di normalità»
«Sotto la divisa – scrivono – siamo soprattutto persone e nel nostro tempo libero ci riuniamo per creare dei piccoli regali da donare ai nostri pazienti. Per alleggerire il clima e la tensione nei momenti della terapia cerchiamo di distrarli: quest’anno è stato particolarmente duro per tutti gli operatori ma lo è stato soprattutto per i pazienti. Hanno visto il nostro mondo cambiare e modellarsi in base a norme dettate dalla pandemia. Il Covid ha tentato di fermarci, ma noi non potevamo non cercare di mantenere almeno sul Natale un aspetto di normalità. Abbiamo lavorato prevalentemente a casa riunendoci ogni volta che potevamo per preparare i regali da consegnare ai nostri pazienti. Ritrovarsi tra noi operatori è servito anche come terapia per cercare di sconfiggere quella paura che ogni tanto riaffiora».
«Mantenere questa meravigliosa normalità ci è parso significativo per lanciare il messaggio di speranza che “noi ci siamo sempre”».
«Questa iniziativa in realtà è una piacevole consuetudine presente a Pistoia da sempre – spiega il direttore del San Jacopo Alessandro Capitanini -. In genere nei reparti dialisi erano i pazienti ad omaggiare il personale. Qui è l’opposto. A sottolineare il diverso approccio di questi ragazzi con i “loro” pazienti. E quest’anno così difficile mi fa apprezzare ancor di più l’iniziativa di infermieri e Oss. Abbiamo affrontato in prima linea il Covid – prosegue – convertendo la dialisi del San Jacopo a dialisi per Covid positivi permettendo ai centri dialisi di Pescia, San Marcello e ex ceppo di rimanere Covid free. Lavoro e dedizione del nostro personale hanno permesso tutto questo. E mantenere questa meravigliosa normalità ci è parso significativo per lanciare il messaggio di speranza che “noi ci siamo sempre”».
«Un valore aggiunto nelle cure quello dimostrato da quanto avvenuto nel reparto di emodialisi»
«Oltre ai progetti strutturati che stiamo realizzando per consentire ai nostri pazienti di superare le attuali difficoltà legate alla solitudine e al distacco dai loro cari – ha spiegato la dottoressa Lucilla Di Renzo, direttore sanitario del San Jacopo – sono presenti e attive nei nostri reparti iniziative promosse dai nostri operatori che con notevole senso di abnegazione e spirito volontario si mettono al servizio dei loro pazienti. Un valore aggiunto nelle cure come dimostrato da quanto avvenuto nel reparto di emodialisi».
«Dono come sinonimo di accoglienza, di vicinanza, di contatto che sono venuti meno a causa del covid»
«Un contributo fortemente significativo che riassume il valore della nostra professione da sempre a servizio della persona e che in questo particolare momento sente il bisogno di renderlo concreto attraverso il dono – ha detto la dottoressa Monica Chiti -. Dono come sinonimo di accoglienza, di vicinanza, di contatto che sono venuti meno perché legati alla necessità di proteggere i nostri pazienti dal pericolo legato al contagio. La Direzione Infermieristica ringrazia il personale della Dialisi e la collega Moira Arcangeli per la sensibilità e l’attenzione rivolta ai ”loro” pazienti e per la passione che da sempre li contraddistingue».
I pazienti in cura e la dialisi domiciliare assisitita
Capitanini ha inoltre spiegato che i pazienti in trattamento dialitico e quelli portatori di trapianto renale, sono “delicati” e ad alto rischio infettivo. «Il Covid ha colpito duramente nella seconda ondata i reparti dialisi: la media nazionale riporta un 15% di incidenza di infezioni fra i pazienti dializzati – spiega -. A Pistoia la percentuale è al 4% a significare la bontà delle misure organizzative che dipendono, molto, dalla flessibilità della struttura. L’impegno della nefrologia è stato grande anche come attività dialitica nei molti pazienti che sono dovuti ricorrere alle terapie intensive». Anche la gestione della quarantena di un emodializzato è molto complicata: i pazienti devono recarsi al centro dialisi per tre volte alla settimana. «Sono necessari modelli organizzativi flessibili che facciano da ponte tra ospedale e territorio – conclude Capitanini -. Oltre a percorsi intraospedalieri dedicati la nefrologia di Pistoia ha da tempo organizzato percorsi di dialisi domiciliare assistita».