Revisione campi competenze professioni: Saccardi, Regione Toscana ‘terreno da esplorare con ordini e sindacati’

Secondo i dati di uno studio Anaao Assomed in Toscana, nel periodo 2018-2025 il bilancio tra neo specialisti e medici in uscita dal SSR sarà negativo di 1793 unità. Le carenze principali riguarderanno medicina d’emergenza ed urgenza con 344 medici, cardiologia con 99, ginecologia ed ostetricia con 96, chirurgia generale con 104, anestesia e rianimazione con 160, medicina interna con 202, ortopedia con 82, pediatria con 329, radiodiagnostica con 127 medici. È sicuramente apprezzabile il finanziamento di 25 contratti regionali all’anno nelle branche più in sofferenza. Ne abbiamo parlato in un’intervista rilasciata ad infermierinews.it con Stefania Saccardi, assessore alla sanità della Regione Toscana.

Affrontare il problema della carenza di specialisti è diventata un’emergenza?

E’ certamente un’emergenza che consegue alla mancanza di programmazione tra il MIUR, il Ministero della Salute e le Regioni, che hanno il quadro del fabbisogno di medici. Più volte le Regioni hanno chiesto l’aumento delle specializzazioni, senza trovare risposte adeguate dal Governo. Alcune Regioni, come la Toscana, hanno deciso di finanziare con risorse proprie ulteriori borse di specializzazione (la Toscana ne ha finanziate circa 100, compreso la M.G.), che tuttavia non possono superare i limiti previsti per le scuole di specializzazione. Ma non vi è dubbio che questa situazione stia mettendo in grave difficoltà il SSN.

Si può fare di più? Con quali azioni?

A parte il finanziamento di borse aggiuntive, stiamo cercando di reclutare, ove possibile, in accordo con i sindacati, i giovani laureati che restano fuori dalle specializzazioni attraverso percorsi specifici per settori, come quello dell’emergenza urgenza, che hanno una particolare necessità di medici, come dimostrano le delibere che abbiamo adottato questa settimana.

Oltre aumentare posti di specializzazione ha programmato di revisionare i campi di competenze delle altre professioni?

Questo è sicuramente un campo da esplorare, insieme agli ordini e ai sindacati, soprattutto per professioni come quella infermieristica, che sono enormemente cresciute negli ultimi anni, sia dal punto di vista professionale che organizzativo.

Da questa analisi vediamo che la gran parte delle specialità analizzate andranno in deficit, non si rischia un impoverimento della qualità dei servizi offerti dal SSN?

Il rischio esiste, ma dobbiamo ogni giorno lavorare affinché non si verifichi, anche incalzando costantemente il governo centrale.

Gli organici ridotti obbligano i professionisti a turni gravosi, surplus di orario, ferie non godute e in questa situazione di disagio crescente, la pensione diventa sempre più un traguardo agognato. “Quota 100“, nonostante le penalizzazioni che prevede, potrebbe apparire come un’opportunità allettante per qualcuno?

Dai dati che oggi stiamo acquisendo, la “quota 100” coinvolgerà per fortuna in minima parte il personale medico; ciò nonostante abbiamo di recente sottoscritto due accordi sindacali, sia per la dirigenza che per il comparto, che attribuiscono, in assenza del rinnovo del contratto a livello nazionale, un riconoscimento economico agli operatori sanitari che lavorano spesso in condizioni di grande difficoltà.

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