Covid-19, Rossi: «una battaglia da vincere sul territorio». Stabile il numero di casi giornalieri

Una battaglia, quella contro il Covid-19, da vincere prima di tutto sul territorio restituendo a medici e pediatri il loro fondamentale ruolo di cura. Con il videomessaggio di oggi, il presidente della Regione Enrico Rossi sposta l’attenzione dagli ospedali al territorio, pur ribandendo la centralità di ospedali e terapie intensive. Che però diventano una risorsa da non sovraccaricare. «Sono convinto che la vera sfida si vince rafforzando gli ospedali come stiamo facendo ma soprattutto sul territorio – ha detto Rossi -. Per questo ringrazio i medici di famiglia e i pediatri che una volta che saranno riforniti bene di adeguati Dispositivi di Protezione individuale sono certo si lanceranno in questa battaglia facendo il meglio possibile per i loro pazienti».

Nel giorno del picco rimane stabile il numero di casi giornalieri

Oggi era la giornata segnata in rosso sul calendario, quella dell’atteso ‘picco’. Ma i dati del bollettino giornaliero della Regione Toscana non registrano impennate. Anzi. I casi registrati nelle ultime 24 ore infatti 252, più o meno in linea con il dato dei giorni precedenti: 224 il 27 marzo e 254 il 26. 252, specifica la nota della Regione è il dato ‘reale’ che tiene conto del fatto che 115 casi (che avevano fatto salire a 367 il computo odierno) sono relativi ai risultati dei laboratori di Lucca e Grosseto arrivati ieri che però vanno spalmati nel corso di tutta l’ultima settimana.
Se resta ancora alto il numero di decessi, 21, aumentano anche le persone guarite: 80 le guarigioni cliniche e 28 le virali. Salgono dunque a 3.817 i contagiati dall’inizio dell’emergenza, mentre sono 3.511 le persone attualmente positive (il dato include anche i 198 decessi). Per quanto riguarda i ricoveri, ad oggi 1.370, di cui 277 in terapia intensiva.

Ospedali e terapie intensive: «roccaforti del SSR»

«In questi giorni ci siamo occupati molto di terapie intensive. Ne abbiamo voluto aumentare il numero, sia nei nuovi ospedali sia riaprendo una parte dei vecchi dove le tubazioni sono state rapidamente ripristinate – ha detto oggi Rossi -. Ci siamo occupati di posti Covid (quelli che precedono il ricovero in terapia intensiva) ed è giusto, perché le roccaforti del nostro Servizio Sanitario regionale in questa situazione devono essere rafforzate. Per non trovarsi nella condizione di non poter garantire più ai cittadini un diritto fondamentale stabilito dalla Costituzione e dalle leggi: essere appropriatamente curati anche nella fase più estrema in cui si ha più bisogno di cure».

La battaglia sul territorio nelle mani di medici e pediatri

Ma per la Regione, ora, la battaglia si gioca sul territorio. «Con una commissione di esperti del Servizio Sanitario Regionale abbiamo stilato un’ordinanza che restituisce al medico di famiglia il ruolo fondamentale di occuparsi del proprio paziente – ha detto Rossi -. Di essere cioè la porta d’accesso ai servizi sanitari regionali sia nella fase iniziale sia, se dovesse accadere, nella fase terminale nel caso in cui un cittadino volesse esprimere il proprio diritto di essere curato e assistito a casa».

Per loro Dpi adeguati e il supporto delle Usca

«Questo deve vedere da parte della Regione un impegno forte a fornire tutti i Dispositivi di protezione individuale necessari. Sono convinto che riusciremo a fornire ai medici, ai pediatri, ai medici di continuità, agli infermieri sul territorio questo tipo di attrezzature indispensabili». Si tratta di mascherine Ffp2 e chirurgiche, tuta integrale monouso, occhiali, guanti, divisa, sovrascarpe. «Accanto ai medici e ai pediatri di famiglia ci saranno anche le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale), una ogni 30 mila abitanti, composte da infermieri e medici della continuità che effettueranno i sopralluoghi e i prelievi del tampone».

Le altre soluzioni di cura sul territorio: alberghi sanitari e cure intermedie

Ma ci sono altri comparti in cui l’aggravarsi della malattia potrà trovare soluzioni. Tra questi, l’albergo sanitario e le cure intermedie. «Vogliamo aprire 3.000 posti letto con almeno un albergo sanitario per provincia – ha detto Rossi -. Nell’albergo sanitario vi è un infermiere e c’è quindi una continuità di assistenza un po’ più forte di quello che si può trovare a domicilio». Queste strutture sono disposizione di tutti quelli che non possono stare in famiglia o che preferiscono trovare una soluzione individuale per evitare di essere veicolo di contagio.

A fianco degli alberghi sanitari l’implementazione delle cure intermedie: «ci siamo prefissi l’obbiettivo di costruire almeno 400 posti di cure intermedie con sorveglianza medico- infermieristica continua e la possibilità di fare una prima terapia con l’ossigeno – ha spiegato Rossi -. In questo modo pensiamo di costruire sul territorio tanti e importanti presidi prima di arrivare all’ospedale che è una risorsa che va usata nel modo più appropriato, per tutti coloro che ne hanno davvero bisogno senza che resti ingolfata e sovraccaricata».

La commissione e il vademecum terapeutico

L’ordinanza di cui ha parlato il presidente Rossi rimette al centro il medico di famiglia nella gestione dei pazienti Covid. «A questi – si legge nella nota della Regione – spetta il primo trattamento con sintomatologia sospetta. A loro spetta di chiamare le Usca, composte da infermiere e medico di continuità assistenziale, per effettuare visite a domicilio e tampone. Sempre compito della medicina generale la gestione del paziente in fase terminale, nel rispetto del suo diritto alla dignità e all’autodeterminazione».

La commissione

Questa la composizione della Commissione, coordinata da Loredano Giorni, farmacista Regione Toscana: Romano Danesi, farmacologo; Stefano Gonnelli, medicina interna; Marco Matucci Cerinic, reumatologo; Adriano Peris, anestesista rianimatore; Cesare Fabrizio Benanti, anestesista; Marina Ziche, Comitato etico sud est; Francesco Menichetti, infettivologo; Pier Luigi Blanc, infettivologo; Renato Prediletto, pneumologo Cnr; Dario Grisillo, medicina generale; Alessandro Bartaloni, infettivologo.

Il vademecum terapeutico

«Ma ciò che è importante è che abbiamo costruito un vademecum terapeutico che consente ai medici di poter procedere alle prime cure, a primi tentativi che seppure con modesta evidenza di efficacia consentono un primo trattamento a domicilio del Covid19 – ha spiegato Rossi -. Pensiamo che in questo modo si possa ristabilire la centralità del medico di famiglia e del paziente anche nella prima fase in cui ha bisogno di cure».

Il vademecum è stato predisposto sulla base dei lavori scientifici pubblicati dai colleghi cinesi e sulla base delle esperienze preliminari tradotte da SIMIT e Spallanzani in indicazioni pratiche. Riassume quanto oggi ritenuto plausibile e giustificato nel trattamento di Covid-19 in forma di raccomandazione. Il vademecum indica l’utilizzo di questi farmaci:

1) Idrossiclorochina compresse da 200 mg. per via orale: 2 compresse da 200 mg. due volte al dì il primo giorno; poi 1 sola compressa due volte al dì fino a 5-7 giorni. In eventuale associazione con Azitromicina compresse 500 mg.: una al dì per tre giorni.

2) Enoxaparina 4.000 UI.SC/die (se non controindicata). Non presenta controindicazioni l’uso di Aspirinetta 100 mg. al dì.

3) Terapia antibiotica, se ritenuta necessaria dal medico di medicina generale.

Come antipiretico si suggerisce l’utilizzo di paracetamolo al posto dei Fans. L’uso dei singoli farmaci deve tener conto delle controindicazioni, come da schede tecniche.

Open chat
Hai bisogno di informazioni?
Scan the code
Powered by weopera.it
Ciao
Come posso aiutarti?

Se non hai WhatsApp Web sul tuo PC, puoi scansionare il codice dal tuo Smartphone per metterti in contatto con noi.