L’infermiera Marini: «Il mio impegno quotidiano per migliorare processi di lavoro ed i percorsi assistenziali»

Una passione graduale che l’ha allontanata da una laurea in Giurisprudenza e da un posto fisso da commercialista per portarla a vestire prima la divisa da infermiera e poi a svolgere un ruolo organizzativo- professionale. E’ la storia di Monica Marini, 49 anni, che attualmente si occupa di “Innovazione territorio” per il Dipartimento Assistenza Infermieristica ed Ostetrica della USL Toscana Centro. L’abbiamo intervistata in occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere in programma il 12 maggio.

In cosa consiste la sua attività?

«Mi occupo di progettazione con lo scopo di migliorare i processi di lavoro ed i percorsi assistenziali attraverso lo sviluppo di modelli organizzativi territoriali e per questa specifica funzione negli ultimi due anni sono stata assegnata per qualche giorno alla settimana alla Regione Toscana per la supervisione tecnica nell’ambito dell’implementazione dei percorsi di continuità assistenziale ospedale-territorio e la riorganizzazione dell’assistenza infermieristica nelle zone distretto.  Al contempo nella ASL Toscana Centro sono componente del Gruppo di Progetto “Infermiere di Famiglia e Comunità sempre diretto dal Dipartimento Assistenza Infermieristica dell’azienda USL Toscana Centro».

Come si svolge la sua giornata tipo?

«In generale non ho una giornata tipo, sono sempre in movimento. Mi alzo alle 6.15 per recarmi nei diversi luoghi della Azienda USL Toscana Centro per partecipare a riunioni, tenere eventi formativi, monitorare i percorsi progettati»

Ha sempre desiderato fare l’infermiera?

«In realtà la mia vita è cambiata quando avevo 19 anni. In quel periodo facevo pratica nello studio di un commercialista e avevo cominciato a frequentare Giurisprudenza all’Università. Una mattina mi sono vista riflessa allo specchio, già vestita in modo classico e già “in carriera”. Mi sono posta qualche domanda e mi sono interrogata sul mio bisogno di sentirmi vicina a chi è in difficoltà. Ma non avevo ancora ben chiaro di voler fare l’infermiera. Ho provato a seguire il corso regionale per Infermiere e solo oggi sono consapevole di non essere subito riuscita a comprendere il valore della mia scelta. Pian piano ho compreso il mio ruolo ed ho scoperto che la formazione sarebbe stata davvero impegnativa e complessa. Abituata a pretendere sempre molto da me stessa mi sono buttata a capo fitto in questa realtà. Dopo circa 10 anni di esperienza professionale dedicata all’assistenza, ho iniziato la seconda fase della mia professione sia formativa che professionale: il primo Master in cure Palliative, poi la laurea Magistrale, il dottorato di ricerca ed infine il Master di II Livello Management e Sanità alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Sul piano professionale ho assunto numerosi impegni organizzativi e istituzionali   che mia hanno portato fino ad oggi».

Cosa direbbe ad un giovane che si affaccia oggi alla professione?

«Gli direi che la passione è fondamentale e di non mollare mai di fronte alle difficoltà che sicuramente si presenteranno davanti. Di appassionarsi ogni giorno a questa professione che va approcciata con grande curiosità studiando e approfondendo tanto per fortificarsi e costruire la propria identità professionale. Il ruolo di noi “vecchi” è fondamentale per far appassionare i giovani, rappresentare un modello e far comprendere che si tratta di una professione che non deve mai smettere di impegnarsi nei confronti dei nostri cittadini. Non restare mai fermi, fare esperienze diverse in altre realtà, anche estere, avvicinarsi alla letteratura scientifica e all’innovazione».

 

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