Dare continuità e centralità alle politiche per la salute. E’ quanto chiede La Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche in vista della nascita del nuovo Governo perché ‘la crisi non coinvolga i cittadini e metta a rischio l’esigibilità del loro diritto alla salute’. Un appello che rimarca la necessità di chiudere velocemente il nuovo Patto per la Salute per blindare gli indispensabili 3,5 miliardi di aumento del Fondo sanitario nazionale previsto con l’ultima legge di bilancio e per portare a compimento le innovazioni in esso contenute a partire dalla messa a sistema dell’infermiere di famiglia, la valorizzazione delle competenze della professione infermieristica e del nuovo infermiere, innovazione dei modelli organizzativi per l’ottimale presa in carico delle vecchie e nuove fragilità, standard dell’assistenza sanitaria territoriale, revisione dei criteri di commissariamento delle regioni che finora hanno prodotto risultati importanti dal punto di vista economico meno dal punto di vista della qualificazione dei servizi e del diritto alla salute.
Un Patto che ha visto un confronto con tutti i protagonisti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) attraverso la maratona di ascolto degli stakeholder promossa dal ministro Grillo. Sul tavolo del nuovo ministro anche molti altri importanti provvedimenti come l’accordo Stato-Regioni su ospedali di comunità che deve essere approvato subito. Anche in Parlamento serve procedere speditamente sui disegni di legge che introducono la figura dell’infermiere di famiglia e la possibilità per le professioni non mediche di esercitare attività intramoenia, che secondo FNOPI ‘deve essere volta a garantire il principio della libera scelta del cittadino e non invece un modo per aggirare le inefficienze del canale istituzionale’. Come pure il disegno di legge sulla violenza nei confronti del personale sanitario, che ormai fermo in Parlamento da troppi mesi necessità di un’importante accelerazione per la sua definitiva approvazione. Infine, non più rinviabili le azioni che possono incidere positivamente sull’effettività’ dei livelli essenziali di assistenza in tutte le regioni del Paese, garantendo così equità di accesso ai servizi. Su tutte dare risposte incisive al problema delle carenze del personale soprattutto alla luce degli effetti di Quota100: di infermieri ne mancano oltre 50mila che con Quota 100 rischiano di aumentare fino a 75mila e con i normali pensionamenti ancora di più. Senza nuove assunzioni si rischia il collasso. La norma sblocca assunzione prevista nel Decreto Calabria è un primo passo, ma serve molto di più.