Coronavirus, Massa è ancora la provincia più colpita. Seguono Lucca e Firenze

Con 452 casi complessivi su 100.000 abitanti continua ad essere Massa Carrara la provincia toscana più colpita dal Coronavirus. Oggi, in Toscana sono stati registrati 139 casi in più rispetto a ieri, in linea con il dato di martedì (137) e poco più basso di lunedì (155). I dati positivi riguardano i ricoveri, in calo, e le guarigioni, in aumento. Le persone ricoverate sono 34 in meno di ieri mentre le guarigioni, tra cliniche e virali segnano un +56.

Massa è ancora la provincia più colpita dal Coronavirus. Seguono Lucca e Firenze

Con 452 casi complessivi su 100.000 abitanti continua ad essere Massa Carrara la provincia toscana più colpita dal Covid-19. Seguono Lucca (276) e Firenze (234). Livorno registra il dato maggiormente positivo: 123 per 100.000 abitanti. Oggi, in Toscana sono stati registrati 139 casi in più rispetto a ieri. Salgono così a 7.666 i casi di positività al Coronavirus nella nostra regione dall’inizio dell’emergenza. Di questi, 2.372 sono nella provincia Firenze (61 in più rispetto a ieri), 1.073 a Lucca (+12), 881 a Massa (+8), 733 a Pisa (+6), 522 ad Arezzo (+35), 516 a Pistoia (+3), 415 a Livorno (+5), 411 a Prato (+7), 375 a Siena (+2), 368 a Grosseto (nessuna variazione). Due in meno di ieri i decessi: 18 in tutto, 8 uomini e 10 donne con un’età media di quasi 87 anni. In totale sono 556.

I dati positivi riguardano i ricoveri, in calo, e le guarigioni, in aumento. Le persone ricoverate sono complessivamente 1.193, 34 in meno a ieri. Di queste 216 sono in terapia intensiva (- 9 rispetto a ieri). «Questo rende sempre più forte la capacità di ricoverare in terapia intensiva coloro tra i nostri cittadini che potrebbero averne bisogno – spiegano dalla Regione -. Il dato dei ricoveri non era cosi basso dal 25 di marzo, quello delle Terapie Intensive dal 23 marzo scorso». Le guarigioni raggiungono quota 693 (56 in più rispetto a ieri): 361 (+12) sono soggetti “clinicamente guariti”, mentre 332 (+44) quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti.

Una App di raccolta informazioni per uno studio di sieroprevalenza

Si chiama #acasainsalute, ed è una App messa a punto per raccogliere le informazioni necessarie a uno studio di sieroprevalenza che la Regione sta conducendo sul territorio toscano. Non sarà quindi utilizzata dalla popolazione ma solo da operatori sanitari, anche di Rsa e Rsd, associazioni di volontariato, farmacisti, personale penitenziario, forze dell’ordine, vigili del fuoco. Oppure dalle strutture che svolgono gli esami sierologici e sono addette all’inserimento dei dati degli analizzati.

La App consente di inserire informazioni anamnestiche da eventuale contatto Covid-19, informazioni sul luogo di lavoro e sul ruolo ricoperto dalle persone oggetto di test. Ha due modalità di raccolta dei dati: la prima legata a un singolo soggetto; l’altra è la modalità “ambulatorio”, per raccogliere velocemente informazioni di più soggetti. La geolocalizzazione presente nella App, spiegano dalla Regione, non è legata al tracciamento della posizione delle persone. Rileva solo il luogo della effettuazione del test.

Assistenza territoriale dei pazienti, un’ordinanza detta le disposizioni

Definite le linee guida per la gestione del percorso Covid-19 in ambito territoriale anche in riferimento ai malati in fase terminale e per le cure palliative. Sono contenute in un’ordinanza del presidente della Regione Enrico Rossi. A queste dovranno attenersi le Asl e i diversi soggetti che operano all’interno del sistema sanitario regionale. Il documento fornisce dettagliate disposizioni organizzative su diversi ambiti. Dall’inquadramento dei pazienti alle Usca, dai servizi imprescindibili negli alberghi sanitari ai percorsi di cure intermedie. E ancora, le linee guida da per il paziente Covid in Rsa e in Rsa con protezione sanitaria e i percorsi per i pazienti non Covid ultra 75enni o cronici o dimessi dall’ospedale, che necessitano di continuità assistenziale sul territorio.

Per i pazienti affetti da SARS-CoV2, in fase terminale si propone, quando possibile, «la gestione nel proprio domicilio – spiegano dalla Regione -, nel rispetto della dignità e dell’autodeterminazione della persona, supportando le cure disponibili nel territorio con l’attivazione delle cure palliative domiciliari». L’epidemia  in atto  – si legge nell’allegato che accompagna l’ordinanza  – «è un’occasione per aprire a una visione delle cure palliative come risorsa integrativa e non alternativa per i pazienti affetti da gravi patologie croniche, oncologiche e non, Covid positivi o meno e per non restringere il campo delle cure palliative alla sola terminalità. Tutto ciò è tanto più importante in questa fase di emergenza COVID-19, dove il rischio di un’interruzione delle relazioni affettive con i propri cari e, in alcuni casi, di morire in solitudine non può non essere considerato».

 

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