Ospedali, pazienti ‘costretti’ alle prestazioni intramoenia per accorciare le code nelle liste di attesa

Il 64% delle prestazioni sanitarie in regime di intramoenia viene erogato entro dieci giorni. Per gli altri pazienti i tempi di attesa si allungano. E’ quanto confermano i dati diffusi dal ministero della salute secondo i quali in oltre la metà dei casi chi paga, riesce ad ottenere prestazioni senza fare le code in ospedale. Nel 2018, secondo il IX rapporto Censis, sono stati 19,6 milioni gli italiani che hanno fatto ricorso a visite a pagamento pur di evitare le famigerate liste di attesa. Il sistema sanitario dovrebbe garantire una prestazione in 72 ore qualora risulti urgente, entro 10 giorni se c’è il codice breve, entro 30 giorni per una visita e 60 giorni per un esame se differibile, 180 giorni se programmata con il medico che, in fase di prescrizione, indica il codice di priorità. Se l’attesa è più lunga il paziente, ma pochi lo sanno, possono chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività intramoenia, con il costo della differenza a carico del sistema sanitario. Così, di fatto, la libera professione prevista per offrire ai pazienti la possibilità di scegliere il proprio medico di fiducia, diventa in molti casi l’unico modo per evitare lunghe attese. Tra le prestazioni più richieste la visita cardiologica garantita al 60% entro 10 giorni, la visita ginecologica al 58%, quella ortopedica al 67%, quello oculistica al 48%. Per le prestazioni strumentali, al primo posto l’elettrocardiogramma al 62%, Tac e risonanza magnetica all80%.

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