Intervista a Simona Cioni, avvocato e consigliera del Comune di Empoli
Anche in Toscana si è fatto strada il messaggio #nosciacalli. Avvocati di tutta Italia hanno preso le distanze da alcune comunicazioni pubblicitarie, diffuse da società di consulenza, che offrivano ai cittadini assistenza legale gratuita contro medici e infermieri per presunti danni da Covid – 19, evidenziando la prospettiva di un risarcimento. “L’avvocato scrivente informa la clientela che non accetta incarichi per intentare eventuali cause contro operatori sanitari, medici e infermieri, impegnati nella lotta al Covid-19. #nosciacalli”. Così recita il messaggio che ha fatto virtualmente il giro dello Stivale. Tra i professionisti toscani ad averlo condiviso c’è anche Simona Cioni, avvocato e consigliera del Comune di Empoli.
Avvocato, come è venuta a sapere della campagna?
«In pieno lockdown, mi sono imbattuta nel post di una collega di Firenze che aveva a aderito a questa iniziativa spontanea. Ho voluto capire da cosa nascesse, scoprendo che molti altri colleghi l’avevano fatta propria. In pratica, credo che tutto sia nato da una delibera dell’Ordine degli Avvocati di Bari che ha segnalato all’A.G.C.M. una società di consulenza che aveva diffuso una pubblicità ritenuta ingannevole in cui si offrivano ai cittadini servizi legali anche per intentare eventuali cause nei confronti di medici e infermieri, offrendo patrocini gratuiti».
Perché ha scelto di aderire?
«Perché, a mio parere, si tratta di una vera a propria speculazione. Mi è sembrato del tutto fuori dalle norme deontologiche “istigare” le persone a intentare cause contro operatori sanitari prospettando risarcimenti, proprio in questo momento storico in cui i sanitari si trovano in una situazione drammatica. La ritengo una bassezza, non solo professionale ma anche umana. Oltre che avvocato sono anche consigliera comunale e mi sembrava importante prendere una posizione in questo senso, non solo dal punto di vista professionale ma anche politico».
Qual è l’obbiettivo della campagna?
«L’obbiettivo è mettere un freno a questo modo di farsi pubblicità in maniera speculativa. Anche a tutela dell’utente perché in qualche modo si cerca di indurre in inganno le persone convincendole che ci sia modo di lucrare sulla sofferenza, intentando una causa civile a danno di chi è in prima linea nel fronteggiare l’emergenza e mette ogni giorno a rischio la propria vita e anche quella dei propri familiari».
Le è giunta notizia di casi di questo genere?
«Al momento, per fortuna, non ho sentito di casi in Toscana. Per l’Empolese-Valdelsa ho notizia che non ci sono stati né casi speculativi né di pubblicità portate avanti anche in maniera ingannevole. Ho sentito che ci sono state denunce alla Procura, soprattutto al nord, ma in quel caso si batte una strada diversa: è diritto del cittadino denunciare una situazione se a suo giudizio qualcosa non è chiaro; la questione poi passa nelle mani dei Pm che fanno le dovute indagini».
Ci spiega meglio la differenza?
«Se un utente ritiene di aver subito un danno da un illecito è legittimo che lo denunci alle autorità competenti e che vengano fatte le indagini del caso perché sia fatta chiarezza ed anche che agisca civilisticamente di conseguenza, ci mancherebbe. Il “promuovere” da parte di colleghi l’avvio di cause civili contro medici e infermieri, allettando le persone con aspettative risarcitorie, offrendo assistenza legale gratuita è molto diverso: significa giocare sul dolore e magari sulle difficoltà economiche di qualcuno, senza contare la cornice in cui tutto questo si svolge, quella di un’emergenza sanitaria in cui medici e infermieri hanno fatto tutto quello che era in loro potere, spesso trovandosi senza strumenti adeguati. Ecco, questo per me è calpestare la deontologia professionale».